Kobayashi Maru

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aprile 30, 2017 di carlovanni

Il test della Kobayashi Maru: che cosa è, come accorgerti quando ci sei dentro e perché non puoi vincere.

La Kobayashi Maru era una nave da carico che, essendo incappata in una mina, aveva chiesto soccorso prima che i danni allo scafo condannassero tutti, passeggeri ed equipaggio, alla morte. La nave giunta in aiuto, un vascello da guerra, purtroppo si trovò nella condizione di dover effettuare una spiacevole scelta: aiutare la Kobayashi Maru avrebbe significato violare uno spazio neutrale, ciò che avrebbe rotto i dettami di un trattato e scatenato la reazione del nemico, e con essa probabilmente una guerra che sarebbe costata molte vite. Non intervenire avrebbe condannato la Kobayashi Maru ad andare incontro da sola al suo destino, determinando la morte di tutti gli occupanti. In sintesi, la scelta era questa: violare un codice e lasciar morire persone, oppure violare un trattato e rischiare di far uccidere persone? Voi, al posto del capitano della nave giunta in soccorso, cosa avreste fatto? Questo è il famoso test della Kobayashi Maru.

C’è solo un particolare: la Kobayashi Maru, non è mai esistita.

kobayashi_maru_drawO meglio: esiste ed è più reale che mai, ma solo nella testa degli sceneggiatori della serie di Star Trek e nei cuori dei tanti milioni di fans che questa giustamente si è conquistata. La Kobayashi Maru è incappata in una mina gravitazionale e interviene in soccorso una astronave della Flotta Stellare, che si trova davanti il dubbio di cui sopra: se lascia le cose come stanno, il reattore nucleare danneggiato ucciderà tutti a bordo, una terribile strage. Intervenire significa violare il trattato di neutralità coi Klingon, scatenando un incidente diplomatico con questa incazzosa razza guerriera che non attende altro che una provocazione. Cosa fare?

Soluzione: non c’è soluzione.

Il test è studiato per verificare le reazioni dei cadetti della Flotta Stellare della Federazione nei confronti di una sconfitta certa ed ineluttabile: non è possibile fare la cosa giusta. E’ quella che si chiama alternativa del diavolo, dal proverbio che recita: il diavolo non offre scelte gradevoli; in ogni caso moriranno degli innocenti e chi effettua la scelta ne sarà responsabile. Pura crudeltà? Certamente no. Gli ideatori di questo test sanno bene che un cadetto che passi il corso un giorno comanderà una nave e si troverà di fronte a scelte di grandissima responsabilità. Alcune delle quali non offriranno alcuna via d’uscita. E quindi: cosa farà il capitano di domani? Reagirà con freddezza, perché tanto è inutile, tanto vale lanciare una monetina? Sceglierà razionalmente il male minore? Crollerà emotivamente di fronte alla sconfitta ineluttabile, causando magari la perdita anche della nave da lui condotta o di terzi altri?

kirk-spock-1Dai film di Star Trek apprendiamo che l’unico ad aver mai superato il test della Kobayashi Maru è, naturalmente, il brillantissimo James T. Kirk, poi comandante della mitica Enterprise. Come Kirk stesso confessa durante una scena del primo film della serie, la sua soluzione, del tutto irregolare, consistette in una riprogrammazione del computer tattico: se le regole non ti consentono di vincere, cambia le regole. In effetti, Kirk non sarà mai uno che si arrende di fronte a situazioni anche disperate: lo troveremo sempre, sempre a lottare, sino all’ultimo istante e anche un attimo dopo di esso. Nel bellissimo L’ira di Khan Spock, morente mentre si sacrifica alle radiazioni per salvare la nave e tutti i suoi occupanti, confessa di non aver mai eseguito il test. Gli istruttori avranno forse pensato che sarebbe stato del tutto inutile sottoporlo alla prova: impossibile aspettarsi da lui un cedimento emotivo. Avrebbe fatto senza meno la cosa più razionale: sacrificare la Kobayashi Maru. I molti contano più dell’uno, recita un fondamentale detto vulcaniano.

kirk-spockVa bene. Perché mi è venuta in mente la Kobayashi Maru, direte voi? E ancora: e a noi, che ce ne frega?

Dovrebbe. La Kobayashi Maru insegna che presto o tardi vi troverete di fronte ad una scelta le cui alternative sono entrambe spiacevoli. O  addirittura, a nessuna scelta. Sarebbe una buona idea prendere in considerazione questa cosa e prepararsi per tempo, per scoprire come reagirete quando le opzioni di fronte a voi saranno tutte impercorribili e vi troverete davanti, nudi e soli, allo spettro del fallimento.

Forse non dovrei dirlo. Forse dovrei dire, come faccio sempre, che una ultima opzione, o addirittura tre o quattro alle quali non avevate pensato, c’è sempre. C’è sempre una soluzione in più, mai arrendersi. Sono bravo in queste cose. Le insegno. Però, come faccio sempre, ci metto anche quel pezzettino di pesante onestà in più che magari di solito non troverete, in chi vi batte una pacca sulle spalle dicendovi su, su, tutto si aggiusta, vedrai.

La verità è che non sempre c’è una soluzione. A volte arriva il Cigno Nero, come insegna magistralmente Nassim Taleb: quell’eventualità troppo rara per potersi davvero verificare, e tuttavia nello spettro del possibile, quindi, quando meno ve la aspettate, ve la troverete davanti.

0321 Cop_Il Cigno nero 7.0.qxd:culturaCome si fa a prepararsi a queste evenienze? E’ abbastanza facile, ma semmai ve lo spiego un’altra volta. Quello che voglio scrivere oggi riguarda una riflessione collaterale. Stavo parlando con un caro amico delle sofferenze causate dalla mancanza di comunicazione tra uomini e donne, quando si finisce col discutere per un nonnulla: ah, l’amour! Quella sensazione soffocante in cui lei ti chiede: mi trovi grassa? E tu: certo che no! Sei bellissima! E allora lei s’incazza e ti dice, lo dici solo per farmi piacere, oppure, ecco lo sapevo, non sei sincero, non ti piaccio. Oppure potresti rispondere: sì, cazzo, ti trovo grassa. Con le conseguenze facilmente intuibili. Oppure potresti mimare un attacco di epilessia e sottrarti alla pena di rispondere – cambiare il setting, anche brutalmente, è sempre un’ottima tattica.

Bene; lui mi fa, e certo, è una Kobayashi Maru.

Al che io resto un attimo così, visto che lui di Star Trek non ha mai voluto sapere niente; ma poi scopro che era stato citato il dilemma in un episodio di NCIS. Allora tutto quadra, giusto?

Bene.

Di frontkobayshi_marue a simili discussioni, non potete vincere. Non c’è una risposta giusta. Perché la domanda è sbagliata. Magari non vi sta chiedendo cosa pensate del suo aspetto fisico, ma vuole farvela pagare perché non avete risposto al telefono al primo squillo durante quella telefonata del 1997. Non potete saperlo. E non potete rispondere giusto. Con queste persone, in queste situazioni, parlare è inutile.

Uscendo dall’esempio, la stessa cosa vale per mille discussioni che ci possono capitare in caso di conflitto, o anche durante le normali dinamiche sociali, relazionali o professionali che siano. Non stanno realmente parlando di quello che sembra essere l’argomento in questione. Stanno certamente comunicando, ma non quello che è nella conversazione superficiale, esplicita.

Kirk insegna, avete solo due scelte: o state lì come degli allocchi ad aspettare che passi, oppure barate. Se le regole non vi consentono di vincere, o vi disponete di buon grado alla sconfitta, o cambiate le regole, oppure ancora vi rifiutate di giocare.

Kobayashi Maru.

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