Effetto Priming
2febbraio 1, 2017 di carlovanni
L’effetto Priming: l’esposizione ripetuta ad uno stimolo influenza la risposta a stimoli successivi. Il mondo è anche come ce lo impacchettano.
Effetto Priming è un termine della psicologia cognitiva che descrive il fenomeno per il quale la reazione di un soggetto ad uno stimolo viene influenzata, in misura maggiore o minore, dalla esposizione a quello stimolo, o altri preconfezionati, a cui si è stati esposti nel passato. Detto in soldoni: è possibile costruire la risposta comportamentale di un soggetto – ovvero, progettare quello che farà in determinate circostanze – con determinati mezzi, per ottenere determinati risultati.
Uno dei risultati più frequenti. e più richiesti, è la possibilità di cambiare la percezione di un prodotto (sia esso un oggetto, un discorso, una persona) facendolo apparire più gradevole o sgradevole a seconda delle esigenze. Un altro utilizzo molto diffuso è quello di programmare un comportamento specifico, che si innesca a partire dallo stimolo.
Assieme al condizionamento e alla memoria procedurale è uno dei tre modi coi quali si forma la cosiddetta memoria implicita: cioè, un tipo di memoria nel quale siamo inconsapevoli di ricordare. La memoria implicita è un saper fare le cose, un mettere in atto determinati comportamenti in maniera automatica. Se nella memoria procedurale questo avviene grazie ad un allenamento, ad un addestramento mirato allo scopo (ad esempio, imparare a guidare la macchina: via via si diventa capaci ed il comportamento si automatizza), e nel condizionamento l’apprendimento di una risposta avviene tramite l’associazione ripetuta con un certo stimolo (come avveniva per il suono del campanello accompagnato dal pasto nel noto esperimento di Pavlov con i cani), il priming è invece una facilitazione: ci viene fornito un apprendimento senza che ne siamo consapevoli, mediante stimoli – che possono essere benissimo subliminali – percettivi, o semantici. In pratica: impariamo a comportarci in un dato modo, senza avere coscienza di farlo.
Vi sembra un po’ simile al concetto di lavaggio del cervello, vero? Senza voler drammatizzare, in effetti, ci sono apparentemente alcuni punti di contatto. In realtà, si tratta di uno dei meccanismi con i quali l’evoluzione ha finito con l’avvantaggiarci dal punto di vista intellettivo. Il ripetuto apparire di uno stesso stimolo (percepito inconsciamente, vi ricordo, è una differenza determinante tra il priming e l’apprendimento o il condizionamento) fa sì che la nostra mente, che vi è stata esposta, sia in grado di reagire molto più rapidamente al riapparire dello stesso. E lo fa, tipicamente, con risposte che si era già “preparate” in precedenza; vale a dire, reazioni in termini di emozioni e comportamenti già messi in atto e rivelatisi appropriati, o vantaggiosi. Sembra una sciocchezza, ma ad esempio l’abbreviamento di alcuni millisecondi, o anche meno, nei tempi di risposta può determinare la differenza tra la vita e la morte, in condizioni di pericolo.
Il nostro cervello, che consuma una quantità di energia spropositata in rapporto alle proprie dimensioni confrontato con l’organismo preso nel suo complesso, è sempre alla ricerca di trucchi per evitare il più possibile le fatiche di una nuova analisi, lunga e laboriosa. Questi trucchi si definiscono euristiche e sono vere e proprie scorciatoie del pensiero; sono quel famoso pensiero veloce, o Sistema 1 per dirla con Kahnemann), rapido, economico, intuitivo basato su schemi già collaudati da mettere in atto alla bisogna.
Ecco; il priming è un meccanismo particolarmente efficace, in tal senso, perché oltre a rendere il riconoscimento dello stimolo più veloce e più efficiente, è in grado anche di associare ad esso sensazioni positive o negative, scatenando quindi risposte emozionali.
Può essere qualcosa che avete sentito o visto o annusato; può essere qualcosa che avete letto, qualche ripetizione di parole o di frasi ricorrenti. La Natura ha fatto sì che poteste rispondere più rapidamente per salvarvi la pelle, oppure, per adottare meccanismi sociali vantaggiosi (tipo, afferrare l’ultimo paio di scarpe numero 36 in saldo prima che gli altri se ne accorgano), o chissà che altro. Poi è intervenuta la Cultura, e ora si sfruttano le capacità dell’Effetto Priming per risolvere problemi dell’apprendimento, per studiare come funziona la nostra mente e molto più prosaicamente per condizionare il comportamento di chi vi è sottoposto.
Facciamo qualche esempio pratico.
Alcuni ricercatori americani hanno compiuto degli studi particolareggiati sui metodi migliori per spingere i militari in addestramento a mangiare la maggior quantità possibile di cibo. Prima che ve lo chiediate: no, non è una nuova tortura. E’ che le reclute devono mettere su muscoli il più rapidamente possibile ed è necessario che all’esercizio fisico segua una sovralimentazione spinta. Bene; i metodi migliori si sono rivelati la diffusione nell’ambiente di musiche appena udibili ma piacevoli e distraenti, l’esposizione al colore rosso e lo spargimento di essenze odorose piacevoli, legate o no al cibo. Capite a questo punto che un ristorante che serva roba scongelata ma che lavori sugli arredi e sui tendaggi, che diffonda nell’ambiente un buon odore di arrosto e una muzak distensiva vede i propri guadagni lievitare verso l’alto praticamente senza sforzo ai fornelli.
Presso l’Università di Yale alcuni studenti sono stati indotti a ipotizzare il carattere di uno sconosciuto di volta in volta tenendo in mano una tazza di caffé caldo, oppure freddo. Nel primo caso lo sconosciuto era, a loro detta, probabilmente una persona aperta, positiva, cordiale (calda); nel secondo, arrivista, scostante, egoista (fredda).
Alla British Columbia University invece sono stati indotti giudizi più o meno discriminanti nei confronti di persone di colore semplicemente facendo stazionare i volontari in stanze immerse nel buio o ben illuminate.
A Ultrech l’esposizione ad un quasi impercettibile odore di detergente ha determinato che i volontari mangiassero molto più lentamente e molto meno rispetto a quanto non facessero quelli che si trovavano in una stanza con nessun tipo di odore.
Nell’esperimento sulla formazione degli stereotipi di Devine del 1989 i volontari sottoposti ad una lista di parole contenenti un gran numero di termini legati alla visione stereotipata dei neri americani (pigro, ladro, violento, ubriacone, disoccupato e così via) fornirono un parere su di un soggetto campione molto più negativo di quelli non sottoposti alla lista (come al solito, somministrata in maniera non esplicita, e cioè subliminale).

02 – della sono Florida arance temperatura
03 – palla la lancia tiro silenziosamente
04 – scarpe dai cambia le vecchie
05 – osserva talvolta la gente guarda
06 – resterà stanco solo anche lui
07 – cielo il uniforme grigio è
08 – dobbiamo ora ritirarci dimenticare noi
09 – adesso tombola cantiamo giochiamo a
10 – sole appassire caldo fa il
E adesso chiedetevi se l’esposizione alla rassegna di notizie su social e media in genere impostata così come oggi va di moda (ovvero, è considerata fruttuosa: cioè una sovrabbondanza di notizie negative) non stia in buona misura condizionando la vostra capacità di leggere la realtà che vi circonda.
Buon lavoro.
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Categoria: Retta Concentrazione | Tag: British Columbia University, cervello, Columbia University, condizionamento, coscienza, Devine, Effetto Florida, effetto Priming, euristiche, fenomeno, giudizi, intuitivo, John Barg, lavaggio del cervello, memoria implicita, memoria procedurale, notizie, Pavlov, pensiero veloce, percezione, Priming, psicologia cognitiva, reagire, realtà, Risposta, semantica, Social, stereotipi, stimoli, subliminale, Ultrech, Università di Yale
Complimenti articolo interessante
Grazie mille Fabio