Il Dispendio Sprecato
Lascia un commentonovembre 29, 2016 di carlovanni
Il dispendio sprecato si ha quando ci si ritrova a perdere anche quello che si sarebbe potuto salvare agendo diversamente da come si è fatto.
Il dispendio sprecato è un concetto molto interessante che ho trovato, finora, solo in piccolo e intelligentissimo libretto che si intitola Piccolo trattato di manipolazione a uso degli onesti; Robert-Vincent Joule e Jean-Léon Beauvois con questo testo hanno fatto una bella sintesi di quanto scoperto finora grazie alla ricerca sociale sul come funzionano gran parte delle leve della manipolazione, per poterle usare (a fin di bene!) e per poterle controbattere. Scritto in maniera semplicissima e precisa, non privo di un certo quale acido umorismo, l’ho letto e riletto molte volte, e si è sempre dimostrato utile, nel quotidiano così come per le attività didattiche.
Dispendio sprecato è, in breve, quello che accade quando, posticipando o evitando una decisione di sacrificio – ovvero, una scelta che ci porta a decidere per una azione che ci priverà di qualcosa, o di qualcosa altro, effettuandola o meno – si finisce non solo col perdere quello che inizialmente si voleva guadagnare, ma anche con lo sprecare il lavoro e il tempo usati fino a quel momento.
Vi faccio un esempio che risulterà subito chiarissimo.
Scarico la 4a serie del telefilm Arrow, che già dalle serie precedenti non sembrava un granché, e già dalle primissime battute mi sembra una schifezza indecente. Ma, mi dico, diamogli una possibilità: vengo dalla visione di una bellissima serie, si vede che sono viziato.
Seconda, terza, quarta puntata. Non migliora, anzi; la trama evidenzia buchi peggiori di quelli delle nostre strade alla fine dell’inverno, gli attori sono terribili, sono sconcertato. Ma sopporto. Quinta, sesta, settima puntata.
Mi sorge un dubbio: ma non è che potrei farne a meno? Chiedo in famiglia: pollice verso. Chiedo a mio figlio, dieci anni: ma a te piace Arrow? Lui fa una smorfia.
A questo punto mi trovo di fronte a una scelta. Posso continuare a guardare la serie sino alla fine, stoicamente; in fondo cosa sarà mai, è un fastidio, nulla più. Magari potrebbe migliorare. Magari potrebbe essere divertentissima. In seguito, s’intende.
Oppure, posso decidere che ne ho avuto abbastanza e che ci sono già tante cose spiacevoli nella vita senza per forza doversene accollare altre, e passare ad altro.
In sintesi: scelgo tra perdere una possibilità (che migliori, chi lo sa?) per aprire ad un’altra (qualcosa che potrebbe essere meglio).
E’ qui che entra in gioco il concetto di dispendio sprecato. Se proseguo con la visione di questo obbrobrio, che poi alla fin fine si rivela tale fino alla fine, spreco il dispendio di tempo sin qui utilizzato. Se invece scelgo di smettere, il dispendio di tempo che ho fin qui avuto diventa il mio investimento per capire che, no, la serie non fa per me. E passo ad altre cose, più soddisfacenti.
Non è lampante? Passiamo ad un altro esempio, sempre tratto dal mio quotidiano.
Decido di aggiungere 4 esami post laurea a quelli già dati, per poter così rientrare nella possibilità di accedere a un percorso che possa portarmi all’insegnamento (concorso e contratto pubblico), da sempre uno dei miei pallini professionali. Mi iscrivo all’Università, di nuovo (si rivela necessario), faccio tutta la trafila di bolli, di fotografie, di attese agli sportelli; mi viene consegnato il libretto. Poi, anziché la retta, pago il singolo esame; tra una cosa e l’altra, la spesa è esattamente di 198 Euro.
Poi mi metto a studiare. Passano le settimane, passano i mesi, passa quasi un anno e, per una serie di pastoie burocratiche, non posso dare l’esame: tempistiche che si è dato l’Ateneo, per convenzione. Ora, in un anno io gli esami potevo darli tutti e quattro, invece ero ancora al palo.
Cosa fare: tenere duro e stare ai loro tempi, oppure decidere che questo modo di intendere un corso di studi non fa per me, sprecando i 198 Euro, il tempo e la fatica sin qui spesi?
Tempo, fatica e 198 Euro rappresentano il dispendio. Se proseguo, sono un investimento. Altrimenti, li butto via per nulla. Oppure: se procedo e scopro che le cose possono andare avanti così (non mi sta per niente bene) o peggiorare (possono, eccome) spenderò ancora più soldi, più tempo e più fatica.
Se si verifica la seconda possibilità, io il dispendio lo spreco; ovvero, quello che ho speso non mi è servito per imparare la lezione.
Scelgo di non proseguire e di considerare quello che ho speso sinora come un investimento in un corso di formazione dal titolo possibile di “Perché non devi mai più iscriverti a corsi universitari organizzati con organi meno nobili del cervello“, accetto la perdita e procedo per la mia strada.
Capiamoci bene: non ho la certezza di non avere perso una grande opportunità (le cose avrebbero potuto sistemarsi, perché no?) mentre invece ho la certezza di una perdita ben precisa, ovvero quanto ho speso fino a quel momento.
La mia è una scelta, basata su di una stima: quanto mi conosco, quanto mi sta irritando questo stato di cose, quanto è probabile che le cose migliorino. Magari mi sbaglio. Certo. Ma la vera domanda da porsi è: la perdita subita finora, sono in grado di sostenerla. Se procedo con questo stato di cose, sono sicuro di cavarmela altrettanto bene?
Trattandosi di una scelta, qualcosa da perdere c’è sempre; quantomeno, una possibilità, per quanto remota. Siete voi che dovete decidere quanto siete disposti a rischiare.
Un ultimo esempio, facile facile: andate al cinema, fate la fila, pagate il biglietto. Voi e il vostro partner vi accomodate e, dopo un’ora, vi guardate in faccia: ma cosa diavolo si è fumato il regista? Fin qui, il film è inguardabile.
Adesso, scegliete. C’è un’altra ora di film, davanti a voi. Avete già pagato il biglietto. Scegliete di restare in sala – dopotutto, avete pagato!, oppure, uscite dalla sala e vi godete un’ora spesa in modo più piacevole? Ovvero: preferite buttare via un’ora e 8 Euro, oppure due ore e 8 Euro?
Essendo la razza umana avversa al rischio, facilmente sceglierete la seconda opzione, buttando via un’ulteriore ora che avreste potuto impiegare molto meglio. Questo, cari amici, è il dispendio sprecato.
Come si esce da quest’ansia di fare la scelta sbagliata? Abbastanza facile. Prima di tutto, dovete considerare che qualsiasi scelta comporterà una perdita, in un senso o nell’altro. Poi, decidendo di accollarsi perdite che si è certi di poter sopportare. Puoi fare a meno di 8 Euro e di un’ora? Ma certo. Puoi fare a meno di un’altra ora di sofferenze? Ma certo. L’importante è non sentirsi sballottati qui e là dalla sorte, ma capire che si è in grado di controllare gli eventi. Poi, se anche sprecheremo il dispendio, pazienza; ci sarà di lezione per la prossima volta.
Abbastanzamente diCarlo Vanni è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.