Due misure e due (siete) pesi (pesi, pesi, pesi).

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settembre 8, 2016 di carlovanni

Parto avvantaggiato: non essendo io residente a Roma, mi interessa di chi ne sia il Sindaco tanto come della causa dell’ipertricosi dei kiwi. Anzi, su questa in effetti mi faccio domande.

Dopodiché, non avendo io votato in merito, se la patata bollente della Capitale spetti a un teatrante oppure a un altro è lontano dalle mie preoccupazioni quotidiane, esattamente come dovrebbe essere lontano dalle preoccupazioni quotidiane di molte persone – romani compresi, che poi dell’argomento se ne sono fregati in massa fin dai tempi di Catilina suppergiù.

Sì, grazie, non sono così ingenuo: lo so che i Cinque Stelle hanno pensato a questa nomina come ad uno stupefacente palco elettorale e banco di prova. Rischiando grosso; penso lo sapessero sin dall’inizio. Perché tutto l’ammazzamento sui precedenti sindaci mica lo avevano fatto solo loro. Se hanno fatto un ragionamento tipo “Tanto di solito siamo noi che rompiamo le palle agli altri, a noi chi ci tocca?” si sono macchiati del peccato di criminale superbia, e tutto quello che capita adesso loro se lo meritano.

Ma in realtà si meritano tutto anche in qualsiasi altro modo. Se vuoi partecipare al gioco, le regole sono queste; tra l’altro, le hai inasprite tu stesso, adesso le subisci . Stacce. A chi tocca nun s’ingrugna.

Quindi, devo dire che adesso del linciaggio mediatico totale che subisce la Raggi non me ne potrebbe fregare di meno. Ancora meno, dopo quello che hanno appena finito di fare a Marino. Per par condicio, un termine che vi piace così tanto che vi ci riempite la bocca di continuo.

Ma non solo.

Se hai impostato una propaganda battente sull’onestà assoluta, la trasparenza assoluta, la chiarezza totale, la purezza, la schifezza degli altri, il processo alle intenzioni, il massacro mediatico, l’offesa personale, il perculamento a tamburo battente, gli slogan umilianti, poi non puoi stupirti se gli altri ri ripagano con la stessa moneta.

E con gli interessi.

Perché la mela marcia, nessuno si aspetta niente da lui, e alla fine se ne fa una giusta viene lodato, e se ne combina una piccola, si lascia correre.

Il santarellino, invece, quello pronto a condannare e a fare la morale, ogni volta che scazza come minimo si bécca (giustamente) dell’ipocrita e del falso; e su questa base volano le verdure marce, garantito. E se le è meritate.

Immaginate con quale rogna gli studenti tutti spiino pazienti le azioni di Garrone per coglierlo in fallo e spaccargli quei dentini smielati che si ritrova.

Ecco; la Raggi non è Garrone, Renzi non è Garrone, Salvini non è Garrone, eccetera. Sono molto più superficiali, molto più vuoti, molto più, come dire, politici. Per cui, le verdure marce sono sempre in attesa.

Vi fanno il mazzo? Ci sta tutto. Fate troppo i virtuosi di facciata per poi scandalizzarvi se il popolino ci gode a vedervi alla gogna. Per cui, non vi lamentante. Sttt. Le vostre sono sofferenze dorate.

Sono contro i Cinque Stelle? Sono pro PD? No, sono contro questa incessante, mefitica prova pietosa che in Italia va sotto il nome improprio di politica. Buona, se ne vede poca, e non si capisce, per assoluta ignoranza, per dabbenaggine, per mancanza di esperienza. Cattiva, a iosa: e negli ultimi cinque anni il livello del rumore è talmente aumentato da far confondere rutilanti scorregge per arie di Haydn.

E diciamola anche tutta, nel caso della Raggi, potrebbero macellarla e saponificarla in cinque secondi. Le opposizioni si stanno comportando in maniera davvero pietosa e signorile, considerati i precedenti. Potrebbero presentarsi con un’orchestrina sotto casa sua e tirarle i sassi alle finestre e sarebbe ancora nel limite dell’occhio per occhio. Non lo stanno facendo, non pubblicamente: imparate, cazzo, imparate, anche questo è politica.

E a tutti quelli di una parte e dell’altra che pietiscono, che gridano all’ingiustizia, che si lagnano del linciaggio, che difendono a spada tratta, che fanno analisi politiche intelligenti e moderne, che osservano, criticano, polemizzano, propagandano, dio santo, scusate:

ma siete pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi, pesi.

Pesi.

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