L’uomo di paglia
Lascia un commentogiugno 26, 2016 di carlovanni
L’uomo di paglia, la fallacia logica dell’argomento fantoccio che permette di fingere di aver ragione in base ad un argomento che… non c’entra un granché.
L’Uomo di Paglia (dall’inglese strawman, più propriamente fallacia dell’uomo di paglia, più propriamente spaventapasseri o argomento fantoccio) è una tecnica dialettica che consente di sviare l’attenzione dell’interlocutore su di un argomento che, poco coerente con la discussione in atto, sembra tuttavia essere appropriato e in grado di indebolire le tesi della controparte. Si tratta di una tecnica che ricade nel novero delle fallacie logiche perché, appunto, la pertinenza dell’argomento portato è solamente illusoria.
E’ una tecnica così tanto utilizzata, in tutte le sue numerose varianti, che ormai non ci accorgiamo nemmeno più che sia tale. Sappiamo solo che ci irrita profondamente. Sembra che derivi dall’abitudine di usare fantocci imbottiti per allenarsi, durante l’addestramento militare, certi del fatto che infilare una baionetta dentro ad uno spaventapasseri é molto più facile che farlo in un uomo in carne, ossa e voglia di non farsi infilare.
In realtà si tratta di una tecnica in grado di simularne, o di portarne con sé, a mo’ di valigia, molte altre. Questo é uno dei motivi per i quali passa spesso inosservata. Ma gli esempi che se ne potrebbero fare sono praticamente innumerevoli.
Dalla nostra esperienza italiana, recente e meno recente, ne possiamo portare ad esempio tre di chiarissima comprensione, che tutti hanno visto usare almeno un migliaio di volte.
“E i Marò?” Qualsiasi argomentazione utilizzata a favore della politica e delle azioni di questo o di quel partito al Governo viene immediatamente rimbeccata tramite l’osservazione che i Marò sono ancora prigionieri in India. Oggi ormai decaduta (sono stati rimpatriati), è stata così abusata dal finire col diventare un meme sui Social Network. La tesi sottostante é: se Tizio, o il Partito Tale, o il Governo X, sono così bravi, come mai i Marò sono ancora prigionieri, eh? EH? Naturalmente, si potranno sempre trovare imperfezioni in qualsiasi azione, specie in quelle meno prioritarie per la vita di una Nazione. Senza contare che in nessun caso la capacità di governare è legata alla capacità di contrattare la restituzione di due persone sotto processo in un Paese straniero per reati ivi compiuti, e se si vuole dimostrare una generale incapacità il legame é così tenue da essere evanescente.
“E allora le foibe?” Questo invece tiene banco da moltissimi anni e non passa mai di moda, sebbene vi siano ormai numerose prove, facilmente consultabili, del fatto che in larga parte si sia trattato di propaganda politica con morti attribuiti in maniera molto liberale a vari soggetti nel corso del tempo. La tesi di base è: voi volete la Sinistra in Italia, non vi è bastato quello che hanno fatto ai poveri italiani gettati nelle foibe? Ora, chiunque può capire che l’immagine, poniamo, di Bersani che ti trascini legato fino a un crepaccio, ti spari e ti butti giù ancora vivo, benchè certamente di effetto, risulta poco credibile. Non parliamo di Renzi o di D’Alema. E quindi, che c’entra utilizzare le foibe come spauracchio? Boh.
- “Ma allora ti stanno bene tutti quei ladri di (…)!” Aggiungere ai puntini, a seconda del gusto: Berlusconi, Monti, Brunetta, Fornero, Renzi, Bossi eccetera. Particolarmente usata da chi non ha un programma politico proprio ma fa campagna politica “contro”, questa argomentazione si basa sull’equazione “con noi o contro di noi” che è propria di un’altra fallacia logica, quella cosiddetta della falsa dicotomia della quale abbiamo già parlato; tra i maggiori utilizzatori di questo scorcio di secolo in testa a tutti i simpatizzanti della Sinistra (anti – Berlusconi), del Movimento 5 Stelle (anti – Tutti ma soprattutto anti – concorrenti). Il ragionamento implicito è che se non sei d’accordo con le mie tesi, allora sarai certamente a favore delle orribili cose (sempre da dimostrare) compiute da X o da Y. Tesi debolissima, anche ad una prima superficiale osservazione, messa magistralmente alla berlina dal geniale Corrado Guzzanti nella scena Allora rivolete il Comunismo, favolosa ironia sull’uso della tecnica dell’Uomo di Paglia. “Ahò, funziona sempre!” ridacchia Guzzanti, dopo aver asfissiato il povero Marco Marzocca; e in effetti è veramente faticoso ragionare con gente che ti pone queste osservazioni. Coraggio: in realtà non ne vale la pena. Questo è anche un ottimo esempio per far vedere come una fallacia altra possa essere portata da quella che analizzo oggi, come vi dicevo all’inizio: un falso sillogismo alla base di una falsa argomentazione, come in un Cavallo di Troia.
Ci sono molte forme in cui può comparire questa tecnica. Citando casi limite, ad esempio (non è vero che dormire fa bene, mio cugino ha la malattia del sonno!); forzando ad arte analogie altrimenti inesistenti (certo, tu adesso hai scelto di ridurre le ore di straordinario, ma ti ricordi della Rivolta dei Boxer, nell’Ottocento?); estremizzando gli argomenti o semplificandoli al punto che possono arrivare a comprendere o escludere ragionamenti diametralmente opposti o facilmente attaccabili (come sarebbe che non vuoi uscire perché piove, allora se non ti piace l’acqua tu non bevi mai?), citandoli fuori contesto, mettendo in bocca a persone orribili argomentazioni che l’interlocutore sta usando (anche inventando, tanto quando andrà a controllare la citazione la discussione sarà già terminata), inventando di sana pianta testimonial a favore (anche statistiche: tu non capisci niente, moltissime ricerche hanno dimostrato che!) e tanto altro. Volete un altro esempio intramontabile? Quando litigate con il coniuge e ti buttà lì: somigli proprio tutto a tua madre.
Per semplificare, e per darvi una arma sicura e affidabile contro tutte queste simpatiche canagliate, ricordatevi la Regola: l’interlocutore sta usando la fallacia dell’argomento fantoccio quando la prova che porta a sostegno della propria tesi non c’entra niente con quello di cui si sta parlando; non prova nulla, non significa nulla in quel contesto, non è determinante, non ha importanza, non è verificabile.
L’ovvia e semplicissima contromossa: chiedete, “E questo, cosa c’entra?“.
La loro replica sarà simile a quelle che usavamo da bambini (“C’entra, c’entra!” oppure, “C’entra perché lo dico io!”, o anche “Se sei così stupido da non capirlo allora cosa te lo dico a fare!“) oppure nell’inizio di una supercazzola brematurata che al confronto la scalata alla parete nord dell’Eiger è una vasca in centro. Non demordete e chiedete specificazioni; al limite, fate i finti tonti.
Al limite, rispondete in maniera incongrua, con frasi fuori contesto tipo sono sicuro che la Cina governerà il mondo, io il caffè lo prendo amaro! Costringeteli a portare argomenti solidi, a certificarli, a documentarli, a chiarirli. Chissà che le idee alla fine non si chiariscano anche a loro.
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