Se desideri sondare il cuore di un amico.
Lascia un commentoaprile 18, 2016 di carlovanni
Se desideri sondare il cuore di un amico, ammalati: una delle massime del libro Hagakure, antico viatico dei Samurai, scritto da Yamamoto Tsunetomo.
Yamamoto Tsunetomo scrisse il libro Hagakure ( titolo completo, Hagakure kikigaki, “annotazioni su cose udite all’ombra delle foglie”) tra il il 1710 ed il 1720, un periodo storico in cui la leggendaria tradizione marziale giapponese era ampiamente in declino e condannata alla sparizione; il Giappone all’indomani della battaglia di Sekigahara (1600) vide poco a poco l’ascesa della classe dei mercanti, e lunghi periodi di pace e prosperità. Tuttavia ci fu chi, come appunto l’autore del libro, mal sopportava quello che considerava un terribile degrado dei costumi morali e sociali. Le massime contenute in Hagakure sono a volte velate da una amara ironia, a volte da profonda nostalgia per un codice di condotta che parlava di un tempo in cui onore, lealtà e coraggio erano valori ben più importanti del reddito.
Oggi citerò una massima di Hagakure che parla dell’amicizia interessata, una pratica che, in tutte le epoche, si finisce col ritenere un segno dei corrotti costumi moderni – mentre invece, come leggerete, è una cosa che ritorna sempre, in tutte le epoche, pressoché uguale. Yamamoto Tsunetomo, invece di limitarsi a criticare la cosa, offre anche un eccellente strategia di comportamento per smascherare il cuore di chi vi sta intorno.
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“C’è un detto: «Se desideri sondare il cuore di un amico, ammalati». Chi si comporta da amico quando tutto va bene, ma poi volta le spalle come un estraneo in caso di malattia o di sventura è solo un vigliacco.
Per tutto il tempo della sua vita il samurai non deve mai permettersi di allontanarsi da coloro verso i quali è spiritualmente debitore.
Ecco dunque un mezzo per misurare i sentimenti reali di un uomo. Molto spesso ci rivolgiamo agli altri per chiamarli in aiuto e li dimentichiamo quando la crisi è passata.“
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La nostra cultura latina chiamava le persone che ti stanno attorno solo quando tutto va bene bona tempora amices, amici dei tempi buoni: pronti a godere dei vantaggi che derivano dalla tua persona quando sei all’acme, lesti ad abbandonarti quando non hanno bisogno di te, oppure per loro rappresenti un rischio. Altri pensatori più cinici e pragmatici (Balthasar Graciàn, ad esempio, o Machiavelli, o Mazzarino) sono dell’idea diametralmente opposta: è opportuno non fare comunione con chi detiene cattiva sfortuna, per evitare di esserne contagiati. Anche questa é una strategia efficace, indiscutibilmente. Senza voler far questione di morale, allora, e per restare sul pragmatico possiamo sfruttare la massima odierna di Hagakure per una esigenza estremamente pratica: come appunto consiglia l’autore, facciamo mostra di debolezza per sondare il cuore degli amici, e separare il grano dalla pula; cosicchè nel momento del bisogno non abbiamo a dover contare su chi sia incapace di sostenerci, per scelta o per natura.
Attenzione: esistono anche, e sono pericolosissimi, peggio dei sopra citati, i mala tempora amices; definizione mia per indicare quelli che ti sono vicini solo nel momento della disgrazia. Ma ne parlerò un’altra volta. Alla prossima!
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