Buonanotte – I treni di Tozeur
Lascia un commentomarzo 31, 2016 di carlovanni
A volte mi chiedo come abbia mai fatto un Paese così trenorroico come il nostro a sviluppare tanta mitologia e tante metafore attorno ai treni. Forse sarà per quell’oscuro aspetto del desiderio, che esattamente come il Potere corrompe chi ce l’ha; e noi il desiderio di una tratta o due fattibile di rotaia ce l’abbiamo da sempre, poveri disgraziati, che solo chi non ha mai fatto un po’ di pendolarismo può venirsene fuori con quella cazzata che l’italiano medio non ha voglia di lavorare perché vuole stare vicino a mammà. Non è questione di mammismo: é questione di dover cambiare due treni e tre appennini da Bologna a Padova, a Sacile, che in macchina se non trovi l’intoppo ci metti magari 40 minuti, in treno fanno in tempo a nascere amori, ernie del disco e idee per un libro. Romantico, eh. Solo che se devi alzarti alle 4 per andare a lavorare dai e dai ti viene a stufo.
E tuttavia, ci ostiniamo a fare entrare i treni nei sogni della nazione; i treni, signori, con quelle copertine poggiatesta incollate di untumi piliferi altrui, con le bucce d’arancia e i pannolini tenialady nel cassetto (volante) del pattume, con la signora calabrese col piede a patata poggiato sul sedile adiacente e il controllore terrorizzato verdastro che guata le file come Tremal Naik il folto della Jungla. Non so; forse quando c’era Lui arrivavano in orario. Forse, in quel momento chi perdeva un treno non aveva per forza perso l’occasione della sua vita, e il capotreno gentile poteva fischiare, FIUUUUUUUURRRGHHH, non fate così, fate la pace, lei é la donna della tua vita, tu sei un po’ stronzo ma tieni duro e vi amerete, e da Roma Tiburtina a Milano Lambrate sotto agosto almeno al 5° mese ci si arrivava. Perché se passano lenti i treni da Tozeur, figuratevi per Bologna quando ci sono le agitazioni COBAS.
Buonanotte.
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