Stat rosa pristina nomine
Lascia un commentomarzo 14, 2016 di carlovanni
Quanto è sottile lo strato di condizionamento della realtà che viviamo?
Quando ero bambino – avrò avuto otto anni – mi é capitato per sbaglio di fare un esperimento abbastanza terrificante che oggi alcuni hanno cominciato ad appuntarsi come addestramento (un po’ brutale) alla Mindfulness (sic), ma che allora così a freddo risultò piuttosto scioccante.
Me lo ricordo come fosse ora. Ero nel cortile di casa – un cortile gigantesco, che visto anche con occhi adulti sembra grande lo stesso – e rientrai in casa perché minacciava pioggia. Così, mentre sul pianerottolo aspettavo l’ascensore, pensai all’ombrello che mi mancava; e di lì mi resi conto che ombrello non era tanto imparentato con la pioggia, quanto con il sole. Perché se si chiama ombrello é segno che la sua raison d’être è creare ombra.
E da lì, non so perché, forse perché sono sempre stato un po’ strano, mi sono messo a pensare a che strana parola fosse ombrello ma dopotutto anche la sua origine, ombra; e mi sono messa a ripeterla, ombra, ombra, ombra, assaporandone il suono, le singole lettere, ombra, scambiandole, scandendole, ombra o m b r a, ommm brrrrr aaa, fino a quando –
– fino a quando la parola non è sparita.
Non c’è altro modo di dirlo; provateci anche voi. Le parole, se le guardiamo troppo da vicino, spariscono. Si disfano, come se qualcuno le avesse intessute in fili molto stretti ma anche molto delicati, e ti basta trovare il capo che, oooppp! Non ne resta nulla. E’ stato in quel preciso momento che ho capito come tutto quello che ci circonda, quello di cui viviamo quotidianamente in realtà è una costruzione, una convenzione. Posticcia, solida solo finché tutti sono d’accordo su di essa. Le parole in special modo: ci servono per costruire la realtà ( date un nome alle cose per aver potere su di esse, questo il lavoro di Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre); poi, invece, per dirla con Bernardo Cluniacense, stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus : la rosa (o Roma?) primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi.
Provateci anche voi.
Prendete una parola a caso, se è una di quelle che non vi piacciono troppo, di quelle alle quali non siete per niente affezionati, forse è meglio. Poi ripetetela un sacco di volte, giocateci. E osservatela scomparire.
In questo momento dovreste capire il mio sconcerto di bambino; voi, che siete già più solidi, potreste trarne anche, oltre ad una lezione sulla precarietà della realtà che vi circonda, forse anche un improvviso senso di libertà, la vertigine dopo l’assoluto smarrimento.
Abbastanzamente diCarlo Vanni è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.