Il primo e speriamo ultimo libro di Bear Grylls

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dicembre 15, 2015 di carlovanni

Stamattina avevo voglia di leggere qualcosa a colazione che fosse un po’ più leggero dell’Etica Nicomachea, giusto per buttare giù fagioli, wurstel e uova un po’ in letizia, e ho spianato sul tavolo il primo romanzo di Bear Grylls che, come recita la copertina, é l’avventuriero più famoso del mondo. Non che questo deponga per forza a suo favore: per dire, la Clerici é la più famosa conduttrice del mondo ad avere ammesso in diretta quanto le piaccia il cazzo. Ho detto cazzo? Intendevo dire, il calcio.

Va bene.

Dopo un breve panegirico di suo nonno (che secondo me si può sorvolare; io l’ho sorvolato, forse ho sbagliato tutto) e un prologo finto notiziario (che farà la gioia dei complottisti ante litteram, quelli che pensano che veramente HellBoy sia stato evocato dai nazisti) il romanzo si apre per così dire in medias res a pagina 15.

Io sono riuscito ad arrivare a pagina 16.

Poi ho svoltato esterrefatto le pagine a velocità stroboscopica sino a pag. 32 e, dopo avere assimilato abbastanza luoghi comuni da poter alimentare una nuova release di navigatori satellitari, l’ho chiuso e sono andato in bagno a dissertarlo con Aristotele sulle ginocchia.

Monkey-typingImmagino che Il volo fantasma sia uno di quegli episodi che risultano determinanti nella vita di un editor. Tipo, “Oh, é arrivato il romanzo di Bear Grylls, fai tu l’editing?” E l’editor, alla ventesima pagina della bozza, fa una faccia come Luke quando Darth Vader gli confessa che non avrà la paghetta benché sia suo figlio, poi urla disperato come da programma e in assenza di una spada laser si mozza lui la mano dell’editing coi denti e si butta giù per lo scarico da solo.

Questo di Bear Grylls é un libro tale da far pensare che se una scimmia battesse a macchina per un tempo infinitamente lungo certamente ne potrebbe uscire dopo non molto Il volo fantasma, e l’editore direbbe, uhmmm, non so, proviamo con un procione. Hanno un’espressione sveglia.

Ma non é brutto.

No.

E’ più una cosa tipo,

“Ehi tu, vuoi fare il ghost writer per Bear Grylls?”

“Noo, Maestro, la prego, non mi colpisca più con quella frusta, ssscriverò, sshì, ssshì”.

Il mio consiglio: regalatelo per Natale a qualcuno che vi sta un po’ sul cazzo. C’è il caso che non capisca mai che é uno sgarbo, e magari vi farete un nuovo amico da non chiamare se non quando siete veramente, veramente, veramente soli.

2 thoughts on “Il primo e speriamo ultimo libro di Bear Grylls

  1. levis dal vesco ha detto:

    Ho letto questo romanzo un po’ scettico.
    L’ inizio è un po’ lento ma poi mi ha preso tanto che ho preso anche il secondo Angeli di fuoco molto avvincente e ti prende . Non riuscivo a smettere di leggerlo secondo me ne uscirebbero dei bei film di azione.
    Non mi aspettavo fosse così in gamba come scrittore calcolando che è un ex militare quindi più avezzo al fare che allo scrivere uno dei romanzi migliori che ho letto

    • carlovanni ha detto:

      Io ero proprio senza preconcetti e l’ho trovato terribile, non sarei riuscito ad andare avanti manco se mi avessero pagato. Ma sono contento che a te sia piaciuto: il divertimento è molto soggettivo e non è mai sbagliato.-

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