Perioftalmi imperfetti.

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dicembre 10, 2014 di carlovanni

Sto sviluppando una seria allergia nei confronti di certi aforismi saggi che, a mo’ di epitaffi, vengono attribuiti di volta in volta a personaggi famosi – primo tra tutti Jim Morrison, che ha scritto più aforismi di La Rochefoucald, a occhio e croce. Non tanto per Jim Morrison o per Fabio Volo, Einstein o Osho, che in fondo, chi se ne frega? No; é che a volte sotto un velo di intelligenza nascondono una cretinaggine di abissale profondità, roba da avvicinarcisi solo in batisfera.

L’ennesima genialata sulla quale ponzavo ieri é: “Preferisco vivere di rimorsi che di rimpianti”. E quando appare questa scrittina, tutti giù a cliccare Mi Piace.

Io sono il solito bastian contrario, e devo dire che, no, non mi piace. Non mi piace un cazzo.

Ma veramente a voi sta bene frequentare persone che preferiscono vivere di rimorsi piuttosto che di rimpianti?

L’unica spiegazione possibile é che vi stiate confondendo circa i significati delle due parole. E allora ecco qui, facciamo la figura di quello che vuole insegnare a vivere agli altri.

Rimpianto é quando pensi a qualcosa che non c’è più, che non hai più e che ti manca. Capita a tutti, perché in un mondo di cose vive, tutto é destinato a finire, o perlomeno a trasformarsi, a cambiare. Il figlio che se ne é andato di casa. Un genitore che ci ha lasciati. Un compagno che sulle prime era straordinario, poi é diventato una palla. Una delusione d’amore. La magia delle prime puntate di Spazio 1999. La colla Coccoino, il Subbuteo, le feste di Capodanno a giocare a 7 e mezzo, un amico che é cambiato al punto da diventare irriconoscibile, la prima automobile, il primo bacio, Zagor, l’Italia dei Mondiali 1982, l’Intrepido.

Rimorso é quando hai combinato una stronzata per la quale la rottura é stata generata da te. Quando hai dato fuoco al poster preferito di tuo fratello, quando hai tradito tua moglie, quando hai ignorato tua nonna malata, abbandonato il tuo cane, mandato a letto tuo figlio senza cena perché eri nervoso tu, hai schiaffeggiato la tua ragazza, hai rubato in ufficio, tradito un amico, mentito a tuo padre, ingannato un ingenuo.

L’emozione che si associa al primo é un misto tra dispiacere, senso di perdita e malinconia. Il secondo invece di dispiacere, senso di perdita, schifo di se stesso e paura. Quella paura di quando la maestra si girava di scatto e ti diceva: portami il compito!

Bene; io preferisco di gran lunga le persone del primo tipo. Posso benissimo convivere con chi ha nostalgia di qualcosa che amava. Di fatto, faccio parte della stessa razza. Siamo più o meno 7 miliardi.

Viceversa, pensare di frequentare persone che possono serenamente convivere, e magari anche con fierezza e noncuranza, con le conseguenze delle vigliaccate che hanno compiuto mi appare estremamente difficile. Tra le persone di questo tipo si allineano tutti gli stronzi e gli psicopatici pericolosi che mi vengono in mente. E’ gente che fa spallucce di fronte al male che ha fatto, tira avanti e, se del caso, se l’occasione é ghiotta, lo farà ancora e ancora; perchè se non la béccano, quale metro di giudizio, quale limitazione psicologica può impedire loro di fare il cacchio che gli pare?

E poi, del resto, trovo più facile vivere col dispiacere che con la paura. Non so voi, ma penso che vivere guardandosi costantemente attorno tipo suricati in attesa del falco non mi sembra una cosa fattibile. Non parliamo poi dello schifo di se stesso, che evidentemente, a molti piace, meglio della Viennetta.

Il dolore, che sarà mai, in fondo. Non é come avere i calcoli renali.

E’ più come non riuscire a respirare, farsi una corsetta con un polmone solo.

Un po’ come deve essersi sentito il primo perioftalmo che ha abbandonato la sicurezza del liquido per la terraferma. Due passetti, ansia, ancora due passetti, riposo. Ansia, ansima. L’aria straccia le budella e non va giù, sembra di ingoiare un sasso dalle orecchie. Altri due passi. La testa vuole scoppiare ma non ci riesce. Altri due passi, sperando chi lo sa, di trovare umido più avanti; che tanto, indietro ormai non si riesce più. Altri due passi, respirare come bere piombo rovente.

Da dietro, dalla distanza incolmabile dello specchio d’acqua, gli altri perioftalmi, che sono rimasti al sicuro, ti gridano frasi di incoraggiamento: “Su, su. Coraggio”. Facendo scommesse su quanti metri reggerà prima di schiantarsi.

2 thoughts on “Perioftalmi imperfetti.

  1. lollo ha detto:

    Allora smetti di frequentare Elena Magnani!

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