La solitudine, ad esempio

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aprile 24, 2014 di carlovanni

Ieri notte me ne stavo lì tranquillo in macchina a guidare col pilota automatico, ascoltando in pace – in pace – Pink Moon di Nick Drake, quand’ecco – alle 21 – mi arriva una chiamata dall’ineffabile 0911 vattelapesca, il venditore di inutili stronzate telefoniche.

Naturalmente, non ho risposto. Ma stai guidando in pace, ascolti Nick Drake, libero di intristirti un po’, da solo, e ti squilla il telefono; ci capiamo?

Premetto: se non siete un po’ soli, se non vi siete sempre sentiti un po’ soli, sappiate che: a) è un tratto di carattere, slegato da ogni altra considerazione; b) è vero, quindi potete anche non andare avanti a leggere. Diversamente, avanti pure.

Essere soli è nella natura umana. Ci si sono spaccati il cervello in tanti, ma alla fine la realtà è questa: l’esperienza è incomunicabile, e si può colmare questo vuoto solo con l’immaginazione, dolcemente imperfetta. Per il resto, sì, siamo sovrani di questo gheriglio di noce nel quale non ci sono votazioni che tengano. Una folla magari, ma chiusa lì.

Alla fine la solitudine diventa una presenza tanto abituale da essere persino piacevole. Anzi, necessaria. Ci vuole un po’ di silenzio, un po’ di esclusione dall’altro per potersi riappropriare di se stessi. Saltare di ramo in ramo non aiuta; bisogna atterrare, ogni tanto. Anche se è faticoso.

Ecco; penso che la tecnologia oggi abbia una grande colpa, assieme a tanti indiscutibili meriti: quello di avere portata la solitudine, da necessità di fatto, obbligata, che era, ad una sorta di possibilità di scelta. In potenza, non sei mai solo; hai il tuo cellulare, hai Internet, hai il tablet, se proprio vuoi puoi raggiungere chiunque in pochi secondi.

Se proprio vuoi è il discrimine determinante. Perchè in realtà non è vero. Di quel chiunque puoi sì avere la presenza, o l’assenza virtuale, ma non puoi averlo lì; non puoi averlo lì nemmeno se fosse presente fisicamente, in effetti, perchè dovrebbe poter entrare nella tua testa e condividere al 100% quello che provi, e questo non è quasi mai possibile.

Però, ti é data l’illusione al proposito.

E la solitudine, se prima avevi la possibilità – perlomeno – di sentirla come una condanna altra da te, come qualcosa di imposto dalle circostanze, adesso al contrario ti viene imposta la sensazione che non stai facendo abbastanza, in realtà, per combatterla, per annullarla.

Perciò, fermo restando che di un po’ di solitudine ogni tanto abbiamo un sacrosanto bisogno, mentre invece tutto il mondo ci urla che per essere sani non dobbiamo mai essere soli (la follia più assoluta!), oggi alla tua solitudine non solo non è stata data una soluzione, ma oltretutto ti é stato regalato in merito ad essa un ulteriore senso di colpa.

Geniale, no?

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