Mazinga è meglio del Prozac – sesta puntata
Lascia un commentogennaio 13, 2014 di carlovanni
Capitolo terzo
Diciamo la verità: ci hanno fatto due palle tanto, col fatto che i cartoni animati dei super robot erano diseducativi, violenti, pericolosi, che sicuramente guardando quelle porcherie saremmo diventati tutti eversivi di sinistra e di destra, camionisti litigiosi, pescivendoli infuriati, assicuratori infami, picchiatori di strada, che il nostro sviluppo psicofisico si sarebbe arrestato fino a ridurci ad una intera generazione di Nani Bagonghi (beh, questo, forse, alcuni sì), che le nostre ghiandole riproduttive sarebbero diventate, spinte dal testosterone impazzito, prima ipertrofiche, poi si sarebbero disseccate ed infine sarebbero cadute.
E che a guardare i cartoni di robot, con quelle urla, saremmo diventati tutti sordi e scemi (più tardi, ci avrebbero avvertiti del pericolo di diventare ciechi, anche se per pratiche molto più discrete e silenziose).
Adesso, anche se tardiva, posso prendermi una miserabile, amarissima rivalsa: se pensavate, cari genitori del MOIGE allora ancora di là da venire, che quelli erano pericolosi, allora non avevate capito proprio un cacchio.
Eravate tutti lì a far festa, quando è arrivata la seconda ondata di cartoon giapponesi; e adesso, eccoli lì, i giovani di allora; frustrati, depressi, affetti da turbe psicosessuali, ansiosi, terrorizzati dalla vita, dopo tanti insegnamenti di remissività e di inevitabilità della Sfiga, vera Imperatrice di questo mondo (altro che la Morte: quella, livella tutto…).
La prima avvisaglia di come sarebbero andate le cose, da allora in poi, fu senz’altro musicale. Già dalle prime note delle sigle si capiva quale sarebbe stato l’andazzo; i testi, poi, si sono insinuati dentro di noi con mille strascichi subliminali, devastando l’opera di costruzione dell’autostima e dei valori maschi e forti che i cartoni cosiddetti “diseducativi” ci avevano faticosamente e pazientemente inculcato. E ai testi, è seguito il disastro delle storie.
Cos’è successo?
E’ successo che le reti TV italiane, sull’onda del felice esito dei primi manga televisivi, hanno pensato bene che sarebbe stata una bella cosa comprarne ancora, fino a saturazione di tutte le fasce d’ascolto, di età, di sesso e di capacità d’acquisto; e hanno comprato una pletora di cartoni così sfigati, menagramo e tristi da metterci in ginocchio per sempre, nel futuro.
Vi butto giù un semplice specchietto, disadorno e incompleto, tanto per farvi capire.
Cartoni considerati violenti, sporchi, cattivi e diseducativi
Goldrake, Mazinga (Grande e Z), Jeeg Robot, Daitarn III, Gundam, Daltanious, Uomo Tigre, Capitan Harlock, eccetera, eccetera, eccetera.
Cartoni considerati adatti ad un pubblico di teneri virgulti in pieno sviluppo psichico e morale
Heidi, Peline Story, Charlotte, Georgie, l’Ape Maia, Ape Magà, Remì, Candy Candy, Anna dai capelli rossi, eccetera, eccetera, eccetera.
In questa sede voglio fare un esperimento mai provato altrove: la comparazione delle sigle TV dei cartoni animati giapponesi.
La mia tesi è questa: ci sono stati cartoni che, anche se in un modo un po’ rozzo, senz’altro pittoresco, dobbiamo riconoscerlo, erano da considerarsi in realtà formativi dei valori fondanti del Sacro Suolo Italico: Patria, Famiglia, Eroismo, Altruismo, Abnegazione, Bontà, Giustizia, Coraggio, ad esempio. Tutte cose che non sarebbero servite a un cazzo, più tardi, una volta entrati nel mondo reale; però, avrebbero fatto di noi delle personcine meno insicure, forse.
Altri cartoni, considerati innocui e, spesso, anche positivi, nascondevano in realtà terribili insidie, che avrebbero riempito i poveri animi in crescita di paure e di dubbi, fino a fare di noi il Paese che siamo adesso – e scusate, a me non sembra che vada poi così bene.
Se tutto il rischio era quello di buttarsi dalla finestra chiedendo i componenti, perdendo qua e là qualche rincoglionito dal tubo catodico, o portare le corna pensando che sia figo, che tanto ce le ha anche Goldrake, beh, allora mi sa che conveniva alla grande.