Un bel Nobel non si nega a nessuno
Lascia un commentodicembre 17, 2013 di carlovanni
Prima l’ho ascoltato, per la verità; poi, l’ho letto, il buon Salvini – ringraziamo tutti i santi perchè finalmente la Lega ha come Duce uno scienziato con una cultura impressionante, vale a dire, ha la quinta liceo – cita ben 6 premi Nobel che dichiarano di essere convinti che se l’Italia esce dall’Euro, o meglio, che se l’Euro crepa (alcuni di essi, dell’Italia non hanno proprio mai parlato) andrà benissimo per tutti e saremo tutti più ricchi e contenti.
Nella fattispecie, i nomi dei Nobel: Pissarides, Mirrlees, Krugman, Friedman (Milton, non il giornalista pancione che porta sfiga in continuazione, salvo che poi niente di quello che gufa si verifica), Stiglitz, Sen.
E chi sono io per contraddire costoro? Certo, me lo diceva il mio amico Hawking, “studia studia, che un Nobel non lo negano a nessuno”, ma siccome ci avevo da portare il pane a casa mi sono fermato a due diplomi, laurea, master e una cinquantina di altre.
Certo, per fortuna, oggi si può parlare di tutto.
Allora, per esempio, Amartya Sen benchè Nobel per l’economia di moneta e mercati non capisce un granché. Non sto dicendo: non capisce un cazzo. Sto dicendo: il suo campo è tutt’altro, è come dire che siccome io sono elettrotecnico posso illuminare Bergamo col didietro in caso di blackout.
Stiglitz: specializzazioni, microeconomia e asimmetria informativa economica.
Krugman: andamenti commerciali e teoria dell’attività economica. Favorevole all’imposizione di barriere protezionistiche. Ha sostenuto che per Cipro un buon modello si sviluppo potesse essere l’Argentina.
Friedman: uno dei padri del neoliberismo, ispiratore di Ronald Reagan, di Pinochet e di Margaret Tatcher in tema di politiche economiche. Null’altro da aggiungere, direi.
Mirrlees: teoria degli incentivi in presenza di informazioni asimmetriche.
Pissarides: frizioni di mercato nella ricerca e offerta del lavoro. Cipriota, e anche questo cuba.
Di questi, abbiamo in sostanza 5 neoliberisti convinti (dei quali tre piuttosto accesi) e 1 keynesiano d’assalto, particolarmente amato da Leghisti e paeselli con rivendicazioni stile Macedonia, Transilvania e altre moderne amenità.
Hanno voce in capitolo per predire sviluppi riguardo alla politica monetaria unionista tanto come se un chirurgo oftalmico sostituisse un collega per una delicata operazione culo – cuore. Per me, io preferirei un proctologo cardiologo; lo so, è una specializzazione molto rara, ma potendo immaginare…
Senza contare il fatto che tutti, premi Nobel compresi, sparano cagate, secondo me possiamo stabilizzarci su di un paio di osservazioni pratiche, banali e condivisibili: numero uno, nessuno di questi signori ha particolarmente a cuore le situazioni europee, men che meno quella italiana; punto due, la situazione italiana è così complessa da non poter neppure essere oggetto di teorie economiche, da sempre (tutti i modelli utilizzati sono sempre falliti); punto terzo, si fa sempre in tempo a trovare qualcuno che porti acqua al tuo mulino, se hai abbastanza pazienza.
Punto quarto, ci sono molti, molti Nobel per l’economia, e tutti gli altri dicono che l’Euro non sia il massimo, ma che a toglierlo sarebbero cazzi (uno a caso, Robert Mundell, Nobel per la sua analisi della politica fiscale e monetaria in presenza di diversi regimi di cambio e per la sua analisi delle aree valutarie ottimali, argomenti appena più pertinenti per parlare di moneta, obbiettivamente).
Ma siccome i punti stanno bene sul centrino e altrove sfigurano, andiamo ancora più terra terra. Con la doverosa premessa che, in materia economica, ciò di cui si parla, sempre, sono teorie, e che nessuno ha mai dimostrato di avere la possibilità di predire alcunché.
Cosa è che, in fin dei conti, vi dà così fastidio dell’Euro?
Se mi dite: a me piaceva la banconota con Giuseppe Verdi, ah, no, niente da fare, sono gusti. Potete sempre però trovarne una ai tanti mercatini; non vale un cazzo, tanto come varrebbe se fosse moneta in corso, più o meno, quindi la pagate pochissimo e vi ci potete tappezzare la stanza, se vi pare.
Se mi dite: i prezzi si sono alzati!, è appena il caso di dire che i negozianti hanno alzato i prezzi, non già l’Euro. Hanno fatto il conto che la maggior parte delle persone si sarebbero confuse circa l’equivalenza 1.000 lire = 1 euro, e hanno avuto pienamente avuto ragione, essendo noi un popolo di deficienti; in pratica, i prezzi al consumo sono raddoppiati. Colpa dell’Euro? No; colpa di bottegai avidi e di acquirenti cagoni, che hanno pensato bene di non boicottare in massa i primi ladri.
Se mi dite: l’Euro è troppo forte, siccome la Lira non vale un cazzo tornando alla Lira esportiamo come i matti, vi ricordo che l’equivalenza moneta bassa = esportazione non è mai stata corretta. Paesi con moneta orribilmente forte come Giappone, Stati Uniti, Germania e Inghilterra hanno vantato export da capogiro, e anche ora che ci lagniamo, in realtà l’export italiano cresce, e anche bene. Vorrei ripeterlo: nonostante l’Euro forte, l’export italiano è in continua crescita. Non lo sapevate? Allora, adesso lo sapete. Quindi, d’ora in avanti se parlate lo fate in malafede. La teoria che guida il pensiero “svalutiamo e saremo felici” è il concetto che ha fatto la fortuna dei cinesi in campo tessile. Appunto. Immaginate un mondo in cui le materie da lavorare le devi comprare per forza da Paesi che hanno una moneta molto forte, e le rivendi a basso prezzo. A parte il fatto che ci rimetti prima ancora di partire – e non ho nemmeno ancora cominciato a parlare della qualità dei prodotti e delle condizioni del lavoro, meno che mai dei suoi costi – in quanti credono di poter competere per squallore e basso prezzo coi prodotti provenienti da India, Cina, Malesia, Hong Kong, giusto per citarne quattro?
Se dite: l’Euro funziona male, vorrei chiedervi cortesemente cosa pensate che debba fare una moneta per funzionare bene, salvo fluire a flutti nelle vostre tasche; poi, indicatemi cortesemente un esempio di moneta veramente perfetta, salvo naturalmente le cipree usate dagli indigeni nello scambio Kula, e poi spiegatelo a tutte quelle nazioni che stanno pensando di usare come base di riferimento l’Euro (alcuni forse ricorderanno come anche i Paesi petroliferi avessero fatto una propostina simile, cosa che ha un attimino allarmato gli U.S.A.).
Se dite: eh, ma l’Euro è uno sberleffo nei confronti di tutti quei paeselli che reclamano l’indipendenza, come Bergamo Alta, la Padania, il Sulcis, La Repubblica di Zenda e varie altre, vi dirò: a me francamente di tutti costoro non me ne frega un cazzo, ma se alla fine risulterà che conquisteranno l’indipendenza, voglio che qualunque prodotto di importazione costi loro cifre da piangere sangue, che girino in Italia schedati come i marocchini e che per ogni utilizzo di beni pubblici italiani debbano vendere un rene.
Ahhhh…ho capito. Tutto chiaro, l’illuminazione è giunta.
A voi danno fastidio le tante monetine in tasca, roba che quando fate la fila alla cassa del Sigma la vecchietta davanti le conta, uno, due, dieci, quindici, e uscite di testa. OIltre a sformare irrimediabilmente le taschine decorative dei vostri abitucci metrosexual.
Vi dirò; io vengo da un mondo in cui c’erano, a parte i miniassegni, le 500 lire, le 200, le 100, le 50, poi le 20, le 10 e le 5 lire. Non mi è cambiato poi un granchè.
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