Uccidi il Gramellini che è in te.
Lascia un commentoottobre 28, 2013 di carlovanni
Oggi accendo la radio e la prima cosa che sento, ancora prima dell’invio ad acquistare l’ennesima auto di cui non mi frega un cazzo, sono le note sdolcinate stile arpa o dulcimer che preludono al pensierino rosa dell’altrimenti sempre ottima Natascha Lusenti; oggi come ieri, o forse l’altro ieri, ormai non le distinguo più, era qualcosa sul tempo che passa e ci lascia remotamente tristi, o sul fatto che anche se non abbiamo le Nike abbiamo i piedi e dobbiamo essere contenti, insomma, la linea è quella, sempre o spesso.
Penso alla polemica contro Gramellini sorta la settimana scorsa, quella che lui oggi definisce “montata” (ma di montato qui c’è molto, non solo la polemica), http://www.lastampa.it/2013/10/25/cultura/opinioni/buongiorno/cari-lettori-Rpw14q3G6aIjAO30P0e3kO/pagina.html
e non per l’ultima volta mi chiedo esattamente quale sia il prodotto che ci stanno invitando ad acquistare.
Abbiamo davvero così bisogno di robe sdolcinate di terza e quarta mano per avviarci? Per andare avanti nella giornata?
Mi sembra piuttosto un’altra roba tipo il cinema all’americana, quello che quando devi stare triste ti mettono su una musichetta triste, se devi avere paura colonna sonora di paura e quando devi stare in tensione, è la volta del ralenti.
Io del ralenti faccio volentieri a meno. Sono dell’idea che a furia di poetare il mondo si stia svuotando di poesia, e certamente non sarà l’ennesimo post o discorsetto o editoriale agrodolce grondante malinconia e buoni propositi a mettere a punto qualcosa di decente; anche la commozione, l’autocritica, la riflessione diventano un pezzo da scaffale come tutti gli altri, come gli yogurt monodose e come le bottigliette di alcolici propedeutici per ragazzini.
Insomma; ci vuole intelligenza, per simulare l’intelligenza.