Un motivo per non ammazzarsi: i direttori di banca.

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gennaio 14, 2013 di carlovanni

“E tu ti consideri messo male?” mi fa l’amico di un tempo, “Tu sei fortunatissimo! Hai chiesto un mutuo e te lo hanno consentito, fai parte della schiera degli eletti!”

Si era allora nel 2001, e già molto prima dello sfascio delle Torri Gemelle (molto Tolkien) quelli come me i soldi li vedevano solo grazie ad un considerevole sforzo di immaginazione.

“Considerevole” non lo uso mai, ma fa tanto Carmen Consoli…

E, sì, mi sono fermato a pensare, oh, che culo che ho! Soldi zero, e se chiedo di fare debiti, me lo consentono!

E poi anche che forse non era stato tutto un fatto di fortuna.

 

Insomma, mi ero stufato di vedere la faccia da cravattaro del padrone di casa che veniva lì a prendere l’assegno, e guardava ogni ninnolo, ogni macchia d’unto, ogni angoletto, e bisognava aspettarlo come se fosse il Redentore; e mi sono detto, se butto nel cesso più di mezzo milione al mese per un affitto, posso pure buttarne seicentomila per un mutuo.

E armatomi di coraggio e pazienza mi sono messo in caccia.

Ho circolettato 4 o 5 immobili che mi interessavano, ho fatto la mia conoscenza con un ladro fottuto di immobiliare (chiedetemelo in privato, un ladro vero, da carcerare) e sono partito.

L’appartamento c’era. I 140 milioni, no.

Prima banca.

“Ma certo, ha bisogno di, uhm, il 100%? Beh, basta che i suoi mettano una firma a ipoteca che…”

Seconda banca.

“Sissì, vedo, garanzie zero, firme zero, ok, nessun istituto le farà mai credito. Mi spiace.”

Terza banca. Proviamo a cambiare registro.

“Eh” mi fa il Direttore, “ma vede, se ci fosse una firma di qualcuno, che so…i suoi genitori…o almeno qualcosa da anticipare, capisce…e poi, c’è un solito stipendio, e anche in collaborazione, come posso aiutarla così?”

Lo guardo come Crocodile Dundee guatava il bufalo.

“Direttore” gli faccio, “adesso le racconto un po’ di me. Tre anni fa io e la mia compagna siamo usciti malamente dalle rispettive case, coi vestiti, uno stipendio da un milione e quattro in due, e una scatola con un pacco di pasta corta, uno di pasta lunga, una scatola di fagioli, una di ceci e una di piselli, una scatola di sale fino e una di sale grosso e una bottiglia di passata di pomodoro. Mio padre stava morendo, io non sopportavo il mio lavoro e la mia compagna non ne trovava nessuno; avevo dato 3 esami universitari su 24, e ci siamo ammalati di brutto, per mesi e mesi.”

“Eh” fa lui, aspettando che compaiano da dietro le quinte Capi e Joliet Coeur, col cappello teso per le monetine.

“Oggi, a tre anni di distanza, ho un contratto a tempo indeterminato con una consociata di Siemens, e porto a casa più di 4 milioni al mese. Questo ha consentito a mia moglie di frequentare un corso, al termine del quale ha trovato una collaborazione con un Ente, e le prospettive sono molto buone. Ho studiato mentre facevo le notti a mio padre, ho dato gli esami mentre era sotto ai ferri, oggi sono a metà esatta del corso, e tutto mentre lavoro 10 ore al giorno e gestisco qualcosa come 10 milioni di clienti, lamentele, spedizioni e problemi tecnici vari. Ora mi dica: se lei avesse investito su di me tre anni fa, le avrebbero detto che era una cosa da matti. Quanto avrebbe guadagnato, se io fossi stato un titolo?”

“E suo padre?”

“Sempre morto, grazie.”.

Un quarto d’ora dopo uscivo dalla banca coi moduli firmati.

Non sempre quel che sembra culo lo è.

 

Dal mio altro blog, quello contro la moda di ammazzarsi di questi ultimi anni.

2 thoughts on “Un motivo per non ammazzarsi: i direttori di banca.

  1. serre ha detto:

    Hey, quale altro blog! 😛

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