Prima o poi, arriva il momento in cui

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ottobre 19, 2012 di carlovanni

Stanotte ho fatto un sogno.

Eravamo tra amici e simili in una specie di situazione tipo aereoporto, tanta gente che aspetta l’imbarco, noi a ridere e chiacchierare. A un certo punto, scade un qualche tempo e ci incamminiamo; la gente si gira a guardarci e applaude. Ci metto un po’ a capire che stanno applaudendo il fatto che ce ne andiamo. E siccome il sogno è mio, magari ho fatto qualcosa che non andava, vai a capire che cosa. Sono sempre il solito.

Andrea cammina dieci passi avanti al gruppo, e arrivato alla porta scorrevole, “Andrea! Oh, Andrea! Ma ti vergogni di me?!?” e lui mi guarda e fa, “Ma no, vergognarsi no, però” e io capisco che si vergogna di me, e il sogno finisce.

Mi sono svegliato con una grande amarezza, e con una frase che mi girava in testa: “Prima o poi, arriva il momento in cui” – ma ci arriviamo dopo.

Comunque, stamattina l’ho chiamato e l’ho mandato affanculo per lo sgarbo che mi aveva fatto in sogno, tzè.

Ogni tanto mi chiedo cos’altro dovrei fare per essere accettato dal contesto in cui vivo. Credo che tutti noi prima o poi si debba fare i conti con questa magagna, chi più, chi meno; alcuni restano impallinati, e non ne escono mai, si dannano l’anima, si rovinano l’esistenza. Altri si lasciano andare come figli di puttana e restano fuori dal cerchio, ai margini, barboni dentro e fuori, e magari si incattiviscono, magari si autogiustificano: “Io sono speciale! Io non cambierò per nulla al mondo!” ; ma quando non ti invitano alle feste, ci stai male, tutta la vita.

Poi c’è anche il fatto che se sei diverso, se ti sbatti davvero tanto puoi anche riuscirci, a entrare nel gruppo. Ma c’è un ricatto, alla base: appena scazzi, appena manchi a una messa, sei fuori.

E’ inutile cacciare questo problema sotto al tappeto. Sei escluso, ci stai male. Purtroppo siamo animali sociali. Nel gruppo c’è cibo, calore, coccole, figa, difesa contro l’orso, fuori, sei morto.

Il problema è che le richieste del gruppo, o dei tanti gruppi dell’era moderna, sono veramente troppi.

Una volta erano comunità elementari; le caratteristiche richieste, erano fisiologiche. E già era difficile.

Ma ora? Faccio i conti delle cose che potrebbero portarti ad essere escluso:

troppo nero, troppo pallido, troppi capelli, pochi capelli, troppi o pochi abiti, soldi, ideali religiosi di un tipo o dell’altro, troppo o poco sport, lo sport sbagliato, i libri sbagliati o libri o non libri, troppo basso, alto, magro, grasso, veloce, lento, intelligente, stupido, politicizzato, qualunquista, allegro, triste, presente, assente, nostrano, straniero, bello, brutto, non partecipa a feste in parrocchia, aperitivi, raduni di radioamatori, cene dei 20 anni della classe, forte, debole, compassionevole, menefreghista, sposato, celibe, con o senza prole  –

mi fermo qui, credo di aver reso l’idea. Non ce la potete fare.

Oppure.

Oppure decidi di coltivare le cose che ti piacciono e cresci dentro, chi c’è c’è, basandoti su quello che senti tu, e basta. Ti accorgi degli altri, ma non sono il tuo centro. Non ti lasci portare via. Ti confronti, ma non ti fai plasmare.

Sei disadattato, sei fuori centro. Ma magari, è il cerchio sbagliato. Fanne un altro. Oppure non farlo, stai senza il cerchio.

La sicurezza in se stessi è una cosa pericolosa e delicata, un attimo sei impaurito, l’attimo dopo sei uno stronzo pieno di te, TAC. Certo è che se sei fuori, sei fuori, e schiacciarti in tutti i pertugi per essere accettato non ti migliorerà nè la vita nè la persona.

In tutte le realtà ci sono quelli che vivono al di fuori, da sempre. Come fanno? Intascano la fregatura, e via; sviluppano la loro diversità perchè è l’unica cosa che possono fare, e tirano avanti.

Tanto, “Prima o poi, arriva il momento in cui” – ed eccoci qui. Il momento in cui hanno bisogno del mutante, dello straniero (guarda il caso, in tutte le storie, in tutte le favole chi risolve è sempre estraneo al contesto), e allora lo devono andare a cercare. E c’è un prezzo da far pagare, per tanta solitudine, e di solito è salato.

Tipo così:

Il capo del villaggio che si addentra nella gola fino alla grotta dove vive il saggio, quello che parla con gli spiriti, che non può vivere presso il villaggio. “Sì, io conosco la soluzione al vostro problema, ma gli spiriti vogliono un sacrificio. Portami tua figlia.”.

Lui gliela porta, e quando la ragazza entra nella grotta, il saggio dice, “Siete terrorizzati all’idea di bagnarvi; gli spiriti dicono, quando piove, state al coperto.”. E alle rimostranze del capo, che osserva come i loro avi hanno insegnato a stare sotto l’acqua, il saggio replica “Cazzi vostri”, entra e si tromba la giovane.

Uno studio sulla società vietnamita di una ventina di anni fa aveva trovato come solo poche famiglie fossero adeguatamente nutrite; le altre, versavano in condizioni pietose. Saltò fuori che in quelle che stavano bene, le donne di famiglia non avevano la suocera, che non aveva potuto insegnare loro che i gamberetti lacustri sono cattivi da mangiare; quindi, mangiavano i gamberetti, e prosperavano. Qualche riunione con le donne delle altre famiglie, e il problema della malnutrizione del Vietnam è svanito.

 

Magari le circostanze non si verificano mai, e basta. Ma a prescindere da questo, quello probabilmente è il tuo cerchio, e viene una volta al mese, come l’assenza di luna.

Tu non devi fare nient’altro che vivere facendo come se non dovesse mai arrivare.

 

 

2 thoughts on “Prima o poi, arriva il momento in cui

  1. Giorgiorgio ha detto:

    Grande Carlo, bellissimo post che mi ha fatto tornare in mente tanti momenti difficili da bimbo, ho sempre sofferto il fatto di star fuori dalle logiche di gruppo e per un periodo ho imparato a infiltrarmi fingendo di essere in altro modo. Poi, complice l’autocoscienza, la mente, l’autostima, l’indipendenza, la figa e altre cose belle, ho imparato a fottermene e a riconoscere i miei simili…

  2. carlovanni ha detto:

    siamo quasi tornati ai tempi di ciao.com XDDDDD

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