Ho visto anche zingari felici. Uscivano da casa mia col videoregistratore.
3settembre 7, 2012 di carlovanni
Un modo abbastanza economico per leggere i giornali, e tutto sommato molto produttivo, è sbirciare le locandine affisse dagli edicolanti: i caratteri sono grossi, le notizie sono quelle sulle quali fa leva il numero del giorno, l’impostazione delle volontà informative del giornale che le pubblica è già chiara sin dall’inizio, e ci si risparmia un sacco di pubblicità.
Ad esempio: l’altro ieri, la locandina titolava “REGGIO EMILIA, 70 DETENUTI PER OGNI GUARDIA CARCERARIA”, e ho subito pensato, ohibò!
Ma certo, non essendo Sing-Sing e non essendo le guardie infermieri o insegnanti o prostitute (che a giudicare dai giornali sono troppe, a giudicare dai clienti sempre troppo poche), uno potrebbe dirsi: e allora? Tanto se aumentano le guardie poi il giornale griderà allo spreco dei soldi pubblici.
Non faccio in tempo a pensarlo, che il giorno dopo, la stessa locandina titola: “PER I REGGIANI GLI IMMIGRATI IN CARCERE SONO COME A CASA”.
Sulle prime, sono tentato di pensare che sia un giornale orientato alla più squallida destra malumorista, un po’ per vendere copie, un po’ per indole propria.
Oppure, che faccia leva sul fondamentale ignorante razzismo dei miei conterranei, dai quali rappresentanti solo un paio di anni fa ho sentito cantare “Bongo Bongo” a una distintissima famiglia ghanese rimasta giù dall’autobus perchè il conducente, frettoloso, non aveva voglia di aspettare il carico di una carrozzina con relativo bonghino.
Poi invece la preparazione da sociologo irrompe prepotente, e allora mi dico, ma no, certo che non è così; è che proprio loro, istruiti alle gioie paternalistiche del colonialismo dai cazzi ( Homo Sapiens, scuoiati, elegantemente esposti in teca) raccolti in Africa dal sempre compianto Barone Raimondo Franchetti, sono persuasi che gli indigeni vivano in casa loro felici nel loro tucùl e si puliscano le terga con le foglie di pannocchia, e nei giorni di festa col cicorione, che deterge e rinfresca;
in otto, dieci, anche venti raccolti in 40 metri quadri, ovviamente senza servizi – perchè la passeggiata per andare fino al fosso tonifica e muove lo stimolo, e si sa, la stitichezza come diceva il mio professore di antropologia è un male borghese, ed è per questo, e non certo per opportunismo ipocrita e avido, che molti locatari reggiani affittano stamberghe con contratti regolari a due soggetti per 500 euro al mese e poi tirano altri 100 – 150 euro da ogni inquilino ulteriore; lo fanno per loro, perchè i negri, si sa, amano stare tutti viscini viscini.
Ed ecco spiegato l’arcano, quindi; in carcere, quando si trovano solo in 8 in una cella da 4 tutto sommato sono anche un po’ a disagio, perchè stanno fin troppo larghi.
Ma forse la scomodità determinante è il water a portata di mano; per fortuna la stipsi è risolta felicemente dall’alimentazione molto più grassa, gnocco, tigelle e salumi, e lambrusco (anche se sono mussulmani, che si sa, in fondo fanno finta, ma a casa loro è risaputo che mangiano maiale un giorno sì e l’altro pure) di quella alla quale sono avvezzi a casa loro, fatta di crema di ceci e di bastoncini di sambuco da succhiare.
Non potrei mai pensare che i miei concittadini possano essere razzisti, nemmeno per sbaglio.
Come potrebbe, ad esempio, un reggiano al tempo stesso idolatrare i Nomadi e schifare gli zingari?
Impossibile, ovviamente. Tanto più che per ogni euro che lo zingaro ti può aver rubato, la tua Banca di fiducia te ne ha sfilati cinquecento o mille.
In un posto in cui le politiche per colmare lo svantaggio professionale degli immigrati del sud giungono dopo soli 40 anni dal loro arrivo? Vabbè, in realtà erano state pensate per i negri, ma non stiamo a guardare il capello.
Qui a Reggio non si fa nè ideologia spicciola, nè, nonostante i burrascosi trascorsi di trenini rosa, dietrologia.
Mica come quelli che non avendo meglio da fare tirano su Madre Teresa perchè è vero che aiutava i poveri, ma poi in fondo era cattiva e pure un po’ presenzialista. Come Bono Vox, ma più albanese.
Qui non ci interessiamo dei disgraziati di posti remoti e mai sentiti del mondo, tipo Pemba, fino a quando non abbiamo messo a posto gli zingari, gli immigrati e i poveri di casa nostra.
Categoria: nel mondo reale, Uncategorized | Tag: 40 metri quadri, Africa, albanese, arcano, autobus, banca, Barone Raimondo Franchetti, Bongo Bongo, Bono Vox, caratteri, carcere, carrozzina, clienti, colonialismo, crema, destra, DETENUTI, dietrologia, giornale, giornali, gnocco, Ho visto anche zingari felici, ideologia, immigrati, infermieri, ipocrita, lambrusco, locandina, Madre Teresa, maiale, negri, Nomadi, opportunismo, pannocchia, passeggiata, Pemba, produttivo, prostitute, razzismo, Reggio Emilia, Reggio malata, sambuco, Sing-Sing, sociologo, spreco dei soldi pubblici, stipsi, svantaggio professionale, tigelle, trenini rosa, tucùl, water, zingari
Sto ancora ridendo per il “come Bono Vox ma più albanese” !!
Cmq non smetterò mai di ripeterlo: siamo in un paese dove se rubi i risparmi a un pensionato sei considerato un ladro (giustamente), ma se li rubi a 1000 pensionati sei considerato un consulente finanziario.
I movimenti indipendentisti irlandesi fanno un sacco fico, poi dall’Irlanda viene la birra, le ragazze col pelo rosso e, boh, l’erba? Dall’Albania solo muratori a 5 euro l’ora e mignotte, vuoi mettere? E’ che l’Albania ha avuto una storia più triste, pensa, un tempo erano – ah già cazzo, erano italiani.
E io vivo in un Paese dove la maggioranza avente diritto al voto è questa qui.
Ma la maria (l’erba) è coltivata anche dagli albanesi: non molto bona, ma tanta in quantità. Ora sono migranti di ritorno: dalle loro parti si è rivitalizzata l’estrazione del petrolio, trovano più facilmente impiego che non qui da noi. Buon per loro, finché ne hanno. Vi ricordate la trafila di persone che fuggivano nei primi anni novanta? Come è cambiato il mondo.