Agguato all’incrocio, di Dale Furutani – sorpresa!
Lascia un commentoMaggio 1, 2012 di carlovanni
Come al solito, mi sono fidato (pigrizia o cosa, non saprei) dello Zen della Bacheca della municipale, e mi sono lasciato catturare banalmente dalla copertina piena di katane volanti e donne nude.
Ah già; no, le donne nude non ci sono, devo aver sbagliato copertina.
Ci ho messo un bel po’ a capire che “Dale Furutani” era l’autore del libro, chissà cosa mi credevo. Magari che fosse la pubblicità di uno yogurt, o la casa editrice.
Che invece è Marcos y Marcos, che avevo scambiato per una coppia di autori; di qui la mia confusione.
Vabbè.
E’ stato per molti versi una sorpresa.
Anzitutto, è molto facilmente leggibile anche per un lettore della domenica poco uso agli usi nipponici, che a volte restano un po’ nel gozzo: sembra tutto semplice, poi, ZAC! Colpo d’ala improvviso e se non hai il bignamino della sensibilità del Sol Levante ti ritrovi sperduto nella pagina come un fesso nella neve in una novella di Jack London. Forse è per il suo trapianto in terra occidentale (è cresciuto alla Merica), o forse estro del traduttore, non saprei; propendo come sempre all’orientale per una via di mezzo.
Poi, tanto per gradire, è un giallo. Di quelli proprio in cui dovete stare attenti ai particolari, agli indizi disseminati qui e là. E tanto per cambiare, al contrario ponimao di un Jeffrey Deaver, non c’è la fregatura; se state attenti, ci arrivate pure voi. Onesto.
Il protagonista della vicenda, un ronin, è una sorta di via di mezzo tra Green Hornet, Montalbano e Musashi che non potrà che farsi apprezzare.
E una volta tanto lo sforzo di farsi piacere un personaggio non è sprecato, visto che questo libro è il primo di una trilogia nella quale il nostro prode cavaliere (fante) errante erra che ti erra si troverà a dover affrotnare misteri e rogne tipiche del Giappone dell’era Tokugawa (dopo Sekigahara, anni successivi al 1600, per intenderci, dopo l’epoca Sengoku Jidai. Sì, gioco a Shogun Total War, tra le altro cose).
la cosa che forse mi è piaciuta di più sono i particolari della ricostruzione storica.
Cioè: io sono un Nerd vero, per me scoprire che per lavare un kimono lo scucivano e poi la ricucivano in punti diversi e facendo in modo di scambiare le pezze così che si usurassero diversamente per durare di più. BEH!
Lo so, magari a voi di queste cose non frega niente. A me non frega niente di tante altre, e va bene così.