Platone è meglio del Prozac. Il sesso è meglio del Prozac. Il sesso è meglio di Platone.
8aprile 4, 2012 di carlovanni
La prima volta che l’ho incontrato, è stato sugli scaffali della bellissima biblioteca municipale di Guastalla, ben fornita di libri e dischi, e popolata da bibliotecarie belle e gentilissime.
Con un titolo così, “Platone è meglio del Prozac”, non poteva passare inosservato.
Io al Prozac ci sono passato vicinissimo. Mi sono detto, dai, proviamo anche il succedaneo di Platone, e vediamo che succede.
Sono arrivato più o meno alla decima pagina, prima che un sonno sconvolgente mi portasse via. FUNZIONA!
Ci sono ricascato con “Le pillole di Aristotele”. Nuovo tentativo, e nuovo effetto soporifero.
Insomma, Lou Marinoff mi ero convinto avesse realizzato il sogno di tutti i farmaceutici: un potente farmaco sedativo senza ricadute epatiche.
Giocoforza, quando ho visto in esposizione a Cavriago “Aristotele. Buddha. Confucio. Per essere felici ora”, mi sono detto, evvai! E’ il mio! Non solo voglio dormire meglio, ma voglio pure essere felice!
(Sì, io ho ambizioni strampalate, perdonatemi).
Naturalmente, come ogni buon libro di saggistica statunitense che si rispetti, su 542, le prime circa 350 pagine sono un po’ una premessa.
Cosa volete che siano! Poi si entra subito nel vivo del discorso!
E infatti.
Marinoff entra in campo a forze spiegate, applicando il suo straordinario metodo ABC a tutto lo scibile umano nel quale possano riscontrarsi conflitti tra quello che viviamo (o sentiamo, o pensiamo), e quello che E’.
(A proposito: c’è quello che E’, e quello che PENSIAMO ci sia. Se ci si concentra troppo sul secondo versante, si diventa nevrotici, e più in là psicotici duri. Se ci si concentra troppo sull’altro, si diventa cinici, non si tromba più, non ci si diverte più con la televisione e con le barzellette. Il problema è che il nostro sistema di percezione è mediato dal sistema che abbiamo sviluppato per sognare, e non viceversa; in sistesi, noi la Realtà ce la IMMAGINIAMO. Lo so, è un casino).
Tornando a Marinoff, cosa fa il furbone? Applica i sistemi filosofici di ABC per risolvere tutti i problemi classici che l’umanità si pone da sempre: il senso della vita, la giustezza della guerra, la speranza di trombare, l’allevamento degli ermellini, come sopportare la suocera, e via di questo passo.
E fin qui.
Il problema è che Marinoff commette due errorini di percorso, in questo frangente.
Il primo è evitare accuratamente di fare del proprio libercolo un agile manualetto salvavita di equilibrio esistenziale. Avrebbe potuto essere semplicissimo e funzionare così:
PREMESSA – “Caro/a mio/a, tu soffri come un cane perchè non sai che pesci pigliare. Ci sono 28 problemi tipo, appena te ne capita uno apri alla pagina XY e trovi una soluzione pratica. Andrà tutto bene, non ti lascio solo. Un abbraccio, tuoi, Aristotele, Buddha, Confucio, Lou.”
SVOLGIMENTO –
Problema. “Cari ABC Lou, mi ha corteggiato/a per mesi, poi abbiamo consumato, e ora non mi vuole più vedere perchè vive una vita complicata e mi farebbe soffrire. Che devo fare?”
Soluzione.
Aristotele-E’ matematico, digli/le di andare a cagare.
Buddha-La vita è già sofferenza, senza che te ne cerchi altra. Mandalo/a cagare.
Confucio-Mandalo/a cagare lui/lei e i suoi antenati, con rispetto per gli antenati.
Facile, no?
Invece, lui no. Lui, pontifica, evidentemente si è messo in testa di essere la discendenza naturale dei tre sopracitati, e scrive scrive scrive cose genericissime e generalissime con le quali è difficile non andare d’accordo, per un pubblico immaginario di moltitudini acclamanti. E alla fine, opppsss, scopri che non t’ha detto proprio niente. Anche qui, niente di nuovo sotto il sole (la saggistica americana è spessissimo così).
Il secondo problema è persino più grave.
Marinoff, dimenticandosi di avere una responsabilità ideale nei confronti dei propri lettori, cosa fa? Comincia ad ammannire sue particolari (discutibilissime) opinioni come se fossero analisi concrete e indiscutibili.
Come in sogno, potrete perciò leggere passi in cui, mentre si prepara a fornire a voi un equilibrio sull’argomento, fa discendere il problema del conflitto ideologico tra Islam e Occidente da una lotta di sistemi di pensiero (e già, potrei dirgliene non 4, 8, sul fatto che la gente vuole mangiare, al di là dei sistemi di pensiero), in bilico tra l’estremismo orientale che vuole distruggere il sistema americano (evidentemente, per Marinoff parafrasi riassuntiva dell’intero Occidente), e l’estremismo americano interno, che nasce da un sistema universitario liberale in cui vengono formate legioni di oppositori sciamannati a un sistema ortodosso e tradizionale sano e buono.
Non vi dico altro sugli altri argomenti, perchè se volete leggerlo dovete farvi male da voi stessi.
Mi limito a osservare che questi sciocchi, viziati, immaturi estremisti interni magari protestano contro un sistema tradizionale e ortodosso che drena le risorse da tutto il pianeta militarmente in barba a qualunque regola sociale, morale e politica, ottenendo come risultato una nazione in cui i medici africani vengono a studiare malattie endemiche da povertà assoluta che nei loro paesi terzomondisti sono state debellate anni fa.
Insomma: seguo il metodo ABC, e penso, con la benedizione di Aristotele, Buddha e Confucio (mica cotica!) di poter equilibratamente affermare che a me Marinoff pare un cretino venditore di fuffa.
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secondo me, seguendo i consigli di ABC, dovresti allegramente mandarlo a cagare! Anche io ne ho abbastanza di questi saggisti saccentelli che, con una citazioncina del cazzo pescata ad arte dal cilindro delle minchiate che si dicono nel mondo, pretendono di rifilarti Verità Assolute!!
Assolutamente. E va a fare il paio con quell’altro, quello dell’intelligenza emotiva, che mi ha decisamente sfrancicato la minchia. Un libro di Maggi ti tira fuori tutti i dati possibili e 56 pratiche soluzioni in 30 pagine, questi la menano per 500 senza dirti assolutamente niente.
Mi piace la storia delle premesse sempre premesse a pontificazioni sovente nullifore.
Quindi premetto anch’io: ti leggo con la febbre, alticcia (mentre alticcia preferirei esserlo io).
Premessa del tutto inutile, quindi sono in regola col manuale.
Svolgimento: io non mi stupisco più dell’aria fritta propinata dai saggisti para-taumaturgi esistenziali. Ormai li evito perché non servono a nulla. Ma non è poi vero del tutto, poiché se leggerli può portare alla redazione di un piacevolissimo post come questo, che allevia almeno in parte la mia stasi febbricitante, allora ben venga la lettura critica e tagliente dei venditori di pseudo-verità assortite.
Il miglior saggio del genere che mai mi sia passato tra le mani è giapponese, d’inizio ‘900. Acquistato su una bancarella di beneficenza. Ignoro l’autore. Bellissima la copertina con una nonnina immersa, con espressione stoica, in una bacinella di misterioso liquido bollente (lo si capisce dai vapori). Il titolo, gentilmente tradotto dalla promotrice giapponese, è “L’arte della sopportazione. Come risolvere i problemi relativi”. Scritto in kanji, quindi ho spesso ammirato il contenuto delle pagine ma non ne ho mai compreso de verbo il contenuto. Tuttavia è innegabile l’effetto tranquillante del tenerlo tra le mani, ineffabile la forza d’animo che sgorga spontanea nell’osservare la vecchina. L’ho donato ad un amico, che attraversava un difficile frangente esistenziale e voleva lo aiutassi a trovare soluzioni ai suoi problemi.
Sembra sia rinato a nuova vita.
PS: mi scuso per l’andamento (il)logico-(s)consequenziale del mio commento di oggi; gioco il jolly della febbre a millemila come scusa (infatti oggi comprendo Sylvia Plath più che mai!).
Baci
Ho provato a rileggermi e non capisco nulla di ciò che ho scritto!
Poco male ma ci tengo che una cosa passi: laddove scrivo “redazione di un piacevolissimo post come questo, che allevia almeno in parte la mia stasi febbricitante” mi riferisco ovviamente al tuo post, Carlé.
Forse era già chiaro, ma nel dubbio…
Bene, ora posso morire serena 😀
non morire!!!!! :(……………………….
Tranquillo.
“La morte non dura mai a lungo!” [Gesù Cristo, affabulatore naive e rivoluzionario]
il suo era un trucco sleale. si ganassava sapendo che gli altri non erano capaci 🙂
…chiamalo scemo! 😀