102. Morire di falso bovarismo. Manuale per farsi lasciare.

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agosto 29, 2011 di carlovanni

Manuale per farsi lasciare da un uomo.

102. Morire di falso bovarismo.

Quando sento parlare di “amore romantico” mi viene un brivido che parte dal coccige e risale fino a dietro le orecchie, tutti i miei peli vestigiali irti a presagire un pericolo in agguato.

Penso ad un orribile mondo azzurro puffo o rosa confetto, in cui tutti gli innamorati hanno perso l’uso delle gambe per il diabete da Baci Perugina, dove le compagnie telefoniche fanno affari d’oro con gente che si manda 400 messaggi al giorno senza vedersi mai, in cui Romeo sarebbe considerato un rozzo e frettoloso, e nel quale, potenzialmente, la razza umana sarebbe sempre sull’orlo dell’estinzione, dal momento che l’amore parlato sopravanzerebbe 1000 a 1 quello concreto, da stringere con mano.

Ah, dite che è già così?

Opppppsss.

Allora, siamo già andati un po’ troppo avanti, secondo me, per non scomparire sotto la falce della logica darwiniana.

Voglio dire:

la sopravvivenza della specie è assicurata, tra le altre cose, dalla riproduzione.

Se tutte le volte che uno chiede un numero di telefono, o di andare a prendere un caffè insieme, deve sentirsi un protagonista di una novella di Flaubert, con la novella Emma conosciuta su Facebook o su Lovepedia o, dio non voglia, dal vero, alla fermata del 15 o tra gli scaffali dell’ECU, ditemi voi quand’è che ci si riproduce.

Oppure, ecco, che ci si diverte nel tentativo, o nell’atto di imitarlo.

Dai film americani sappiamo, e forse è una leggenda, che in un tempo remoto gli uomini e le donne si trovavano anche per una semplice scopata, senza assicurarsi ogni volta di sapere:

a)      se lui l’amava;

b)      se lui sarebbe morto per lei;

c)      se lui l’amava e sarebbe morto per lei;

d)      se lui oltre a queste cose adorava i gattini, i cricetini, la musica di Gigi D’Alessio e di Ligabue e le cose soffici, pelose e rosa;

e)      se lui non pensasse che la condizione della donna nel nostro secolo sia assimilabile ad una terribile schiavitù morale, specie nei paesi industrializzati, e che l’unico modo per combatterla non sembrerebbe essere astenersi dal sesso;

f)        se lui non sarebbe disposto ad amarla per sempre a prescindere dal tempo che lei sarebbe disposta a dedicare a lui, magari non vedersi per 50 anni ma morire di tisi con la di lei immagine stretta al petto in un medaglione con cameo

e via di questo passo.

Impossibile il completamento di un elenco anche a livello amatoriale di tutti i sintomi di questa pericolosa malattia, tante sono le varianti e le casistiche applicate.

In generale, per porre in atto questa tecnica, straordinaria se la applicate al vostro lui stabile e felice (che ne sarebbe frastornato, ma non poi più di tanto), dirompente se ad un partner di recente acquisizione, occorre che vi caliate nella parte di una vergine cresciuta da istitutori turchi presso un convento di suore sarde attorno all’anno 1000.

Possibilmente, malata di un male incurabile, e che abbia già avuto tre matrimoni disastrosi alle spalle con mariti che la picchiavano se serviva la minestra nel piatto sbagliato.

Il resto, sta tutto nel dialogo. Certo; nel negarsi praticamente per sempre, facendosi accompagnare dal dialogo.

 

Lui. “Quand’è che possiamo vederci?”

Lei. (sospiro). “Eh, sai che non è facile”.

Lui. “In che senso? Cosa succede?”

Lei. “Niente. Tutto. La vita.”

Lui. “Ma cosa c’è? Problemi? Posso fare qualcosa?”

Lei (ridendo ormai e soffocando il suono con la mano)

Lui. “Che c’è stella, amore, piangi?!??!”

Lei (asciugandosi effettivamente le lacrime) “Non capiresti. Un giorno te lo dirò, ma non oggi. Fidati di me, un giorno sarò pronto.”

Lui. “Ma quando ci vediamo?”

Lei. “Posso avere libera una giornata forse a maggio, che ne dici?”

Si andrà insomma in cerca di fuga dalla stupidità borghese senza fare nessuno sforzo per uscirne, anzi, immergendosi felici in essa come palombare spensierate; questa l’idea di base che, da donne tutto sommato normali, vi trasformerà in novelle Madame Bovary sempre impegnate, sempre misteriose, sempre irraggiungibili.

Sempre sull’orlo di abbandonare questo triste mondo pieno di dolore, con l’animo sensibile e irrisolto come un palloncino a contatto con un istrice.

Col cuore spezzato, con lo spirito nebuloso ed affranto.

Finchè lui non si risolverà a trovarsi qualcuna più concreta, con la quale fare sesso.

Nessun problema.

Tra una crisi immaginaria e l’altra, appena buttato giù il telefono, è quello che già da un pezzo farete con qualcun altro, anche voi.

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