84. Tifare per la squadra avversaria. Manuale per farsi lasciare

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giugno 14, 2011 di carlovanni

Manuale per farsi lasciare da un uomo.

84. Tifare per la squadra avversaria. Manuale per farsi lasciare

 C’è chi vive una intera esistenza senza mai comprendere il concetto di fede, pensando che questo sia da cercarsi solo nell’osservazione delle pratiche religiose propriamente dette;

mentre invece, i fenomeni di culto sono molto più diffusi di quanto comunemente non si creda.

Studiare un qualcuno che tifa per una squadra di calcio, può fornire ottimi esempi a sostegno di questa mia affermazione.

Da bambino, i miei coetanei mi scrutavano un po’, ai giardini;

poi, non vedendo da nessuna parte insegne di appartenenza, erano costretti a chiedere direttamente.

Ma tu, di che squadra sei?

E io, fraintendendo, ho cominciato a pensare che magari i miei mi avessero nascosto qualcosa di importante, tipo, in realtà sei stato cresciuto dalle scimmie e noi ti abbiamo adottato, e avevi una maglietta con lo scudetto del Genoa.

Insomma:

ne va proprio dell’identità personale, è una cosa importante, questo bisogno di appartenenza.

Il fatto che ci mostri con chiarezza come dall’Homo Erectus ad oggi, per il concetto di branco la nostra razza sia ancora lì, è altamente illuminante.

Non potete pretendere di capire un tifoso utilizzando gli strumenti dell’intelletto, a meno di non analizzare i suoi comportamenti con freddezza, e valutando quel che vedete come si trattasse di uno studio antropologico degli indigeni della Nuova Guinea.

Si riuniscono in bande contrassegnate da specifiche insegne visive, di diversi colori e forme;

ciascuno si lascia andare a rituali aggressivi che comprendono urla gutturali, primitivi esperimenti di musica vocale e, talvolta, scoordinate danze con movenze animalesche;

urlacchiano e grugniscono, le vene sul collo e sulla fronte in risalto, per offese che vedono solo loro, interpretando regole già astruse di loro non col cervello, ma bensì con quello che spesso impropriamente chiamano

“testicoli”.

Se avete mai visto due elementi di tifoserie avversarie scambiarsi opinioni sul calcio, saprete benissimo che si passa dall’analisi tecnica alle supposizioni circa la tendenza imprenditoriale delle rispettive mamme nel giro di due o tre frasi, al massimo;

e se vanno allo stadio, non è certamente per vedere la partita

(quella, non c’è posto migliore del salotto di casa, quanto a comodità e chiarezza),

tant’è vero che partono già armati di tutto punto per sottomettere, se non per debellare, la tribù rivale.

Non credo di aver fatto un preambolo troppo lungo:

immagino che abbiate capito benissimo quello che voglio arrivare a suggerirvi.

Per spingere il vostro uomo a considerarvi immediatamente, e dico:

immediatamente!

come qualcuno con il quale non è auspicabile condividere la propria esistenza, non dovete fare altro che cominciare improvvisamente ad interessarvi di calcio, e addurre un motivo basta che sai

(più futile è, meglio è; perché ci gioca un calciatore così belloccio, o perché il suo Presidente è così furbo, va benissimo)

per tifare la squadra che lui considera non tanto avversaria, quanto il Male incarnato.

A titolo di esempio:

se lui è milanista, siate interiste.

Se è interista, siate juventine, e se è romanista, siate laziale

(no, questa no, state attente alla vostra incolumità).

Acquistate i vari parafernalia collegati:

magliette, bandiere, gagliardetti e trombette, e fatene largo uso;

iscrivetevi al club;

poi, pian piano, guardate le partite assieme a lui, cerchiate gli articoli sulla Gazzetta dello Sport

(di più: fatela sparire per leggerla prima che lui vada in bagno, è intollerabile),

fatevi coinvolgere in discussioni su arbitraggi, inspiegabili miopie dei guardalinee  e compravendita di partite.

In quanto donne, avete un grosso vantaggio:

siete professioniste della discussione disancorata dalla logica, e adepte dell’ultima parola.

Non potrà sopportare a lungo la convivenza con un essere tanto falso e malevolo quanto il tifoso di una squadra avversaria, statene pur certe.

Ma state attente, perché può diventare violento, se lo stuzzicate a sufficienza.

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