66. Ignorare le più ovvie norme di buonsenso ed educazione. Manuale per farsi lasciare

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Maggio 27, 2011 di carlovanni

Manuale per farsi lasciare da un uomo.

66. Ignorare le più ovvie norme di buonsenso ed educazione. Manuale per farsi lasciare

Circa il potere dell’indifferenza, credo di essere stato sufficientemente chiaro;

siamo animali sociali,  e preferiamo una sana e sincera bastonatura all’esilio.

Quello che vi propongo adesso invece è una simpatica variante, che non mancherà di sortire il suo effetto senza neppure un grosso sforzo cosciente da parte vostra

– e senza che possiate minimamente venir tacciate di crudeltà.

Anzi:

si tratta di giocare con quell’annoso stereotipo che vuole le donne così diverse dagli uomini da far sì che noi vi si critichi continuamente,

salvo poi riservarvi quella totale impunità che di solito è appannaggio esclusivo dei cretini, degli infanti o degli anziani.

Come a dire:

in fondo non ci arrivate, non è colpa vostra.

Adesso;

voi ed io, invece, sappiamo benissimo che non è necessario siate scusate per i vostri comportamenti irrispettosi degli spazi altrui, ma fino a quando il genere maschile preso nel suo complesso non si sveglierà, avrete buon gioco con questa tecnica.

NON dovete fare altro che accentuare quello che già fate tutti i giorni:

fingere di non prestare attenzione alle cose che a lui danno un fastidio enorme. I

o so bene che a volte è per pigrizia, altre per distrazione, che capitano certe cose;

poi, quando invece lui vi dice, piccato, che è ora che impariate a spremere il tubetto del dentifricio dalla parte giusta

– cioè, dal fondo, e non nel mezzo –

per ripicca e per orgoglio ferito decidete che mai più in vita vostra lo farete per bene.

Dopotutto, non siete più una bambina:

chi si crede di essere?!?

E quindi.

Tratti dalla semplice esperienza quotidiana.

Finire tutta l’acqua calda prima che lui faccia la doccia,

e parcheggiare l’auto in modo che non si possano raggiuingere altri oggetti necessari,

o in modo che sia quasi impossibile fare manovra per districarsi,

questi, li avevamo già detti sopra.

Se lui ha bisogno dell’auto, deve trovare le gomme sgonfie, i tappetini luridi e il serbatoio con riserva fissa, anche se deve partire alle cinque del mattino.

Il rotolo della carta igienica:

sempre terminato, quando si siede, a costo di buttarlo tutto insieme nel cesso.

L’asse del water:

sempre giù, regolarmente.

Il suo rasoio:

perpetuamente sul ripiano della doccia, perché l’avrete usato per farvi i peli delle gambe.

In casa devono sempre mancare il sale, lo zucchero, l’olio, gli odori tutti, l’acqua e la carta igienica.

Il numero del bancomat dovrete appuntarvelo RELIGIOSAMENTE su di un post-it nel portafoglio, anche se fosse 12345;

nel riordinare, i suoi libri, attrezzi, documenti, appunti andranno ammucchiati e riposti in qualche luogo insensato “perché così stanno in ordine”.

I colletti delle sue camicie dovranno essere nullificati dal ferro da stiro.

I libri, appoggiateli in modo da distruggere il dorso, a pancia in giù;

le sue riviste, dopo un po’, buttatele, perché tengono troppo spazio “e non le legge mai” (anche se le sfoglia religiosamente come fossero codici miniati del ‘200);

se usate i suoi attrezzi, riponeteli dappertutto tranne nel punto in cui li avete trovati.

Insomma;

io credo che dalla vostra esperienza di tutti i giorni possano sortire miriadi di esempi straordinari, che oltrettutto avranno il pregio di essere le vostre armi personali;

perché il fastidio è sempre soggettivo, e può darsi che al vostro uomo certe cose che fanno impazzire me lo lascino indifferente, e viceversa.

L’importante è che non sottovalutiate queste cose perché troppo semplici:

come diceva Bukowsky, che se ne intendeva, a farti impazzire non sono i grandi drammi della vita, ma il laccio della scarpa che si spezza quando hai fretta.

Uhmmm…

sabotare i lacci?

Buona idea, no?

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