Essere – e mostrarsi – più intelligente. Manuale per farsi lasciare
Lascia un commentoaprile 23, 2011 di carlovanni
Manuale per farsi lasciare da un uomo.
32. Essere – e mostrarsi – più intelligente
Negli Stati Uniti, forti di una storia multiculturale di prim’ordine, c’è un sagace detto che esemplifica il modo migliore per gestire un menage matrimoniale efficientissimo:
“fare come la moglie indiana”,
ovvero, quella capacità di portare l’uomo dove volete voi mentre nel contempo sembra che gli obbediate e vi dimostrate sottomessa ed inferiore in ogni campo.
Ecco; voi dovrete fare l’esatto contrario.
Non è raro che la donna sia più intelligente dell’uomo col quale vive.
Anche se, a rigor di logica, il fatto che se lo sia preso in casa non sempre costituisce una prova di ciò.
Comunque sia, non è tanto l’avere qualità superiori alle sue, quanto il dimostrarglielo costantemente.
L’abbiamo già detto?
L’uomo moderno, a differenza di quel predatore rapace e super specializzato che era il suo antenato,
è indeciso, incerto, irrisolto, insicuro del proprio ruolo nell’Universo e nello schema delle proprie cose quotidiane;
e ogni cosa che gli fa sospettare di non essere una via di mezzo tra Federico II di Svevia e Rambo può rapidamente e facilmente gettarlo in un abisso di profonda, dubbiosa paura.
A voi la palla, quindi.
Cominciate con i fondamentali:
l’acquisto di un gran numero di libri.
No, non Coelho, o Il Codice Da Vinci, o le avventure di Key Scarpetta
(anche se, ad onor del vero, la maggior parte delle persone sono semplicemente stupite dal fatto che una persona possa saper leggere, e non comprendono il semplice concetto di “letteratura d’evasione”);
buttatevi subito su Fromm, su Nietzsche, sui filosofi greci e latini, su testi che si arrovellano per capire le radici economiche della società industriale.
Di tanto in tanto, nei primi tempi, ficcate la testa nel pozzetto del congelatore, per raffreddarla, prima di fondere.
Poi, scrivete.
Non sul diario:
appunti intelligentissimi, che lascerete sparsi per casa.
Infine, arriverà il momento delle citazioni, e quando ne avrete sottomano una trentina, opportunamente mandate a memoria tanto quanto l’elenco dei partecipanti all’ultima edizione de “L’Isola dei Famosi”, sarete pronte per far pesare in pubblico la vostra scienza.
Anche se i maschi della vostra compagnia vi considereranno una sorta di cane parlante, e le loro compagne una orribile, triste mutazione genetica
(loro, sono integrate; voi, la deviazione),
persistete.
Scherzate col professore di ingegneria rumeno che dà lo straccio al ristorante in cui andate di solito.
Disquisite col lavavetri polacco laureato in Scienze dell’Ermeneutica dell’immanenza del senso del possesso.
Mentre leccate il gelato, fantasticate di come sarebbe trovare un nuovo modo col quale spaccare l’atomo senza poi dover pulire dappertutto.
E se lui cerca di fare un’osservazione in merito, se cerca di inserirsi nella conversazione,
guardatelo con dolcezza, e con una espressione tipo, povero caro, tu basta che pensi a farla nella sabbietta, al resto ci pensa mammina, eh?
Io credo che, se non proprio risolutiva, questa possa essere una tecnica capace di aprire brecce considerevoli, pronte per essere allargate da qualcos’altro.
Ci sono poche cose come svalutare qualcuno nella sua intelligenza che possano ferirlo altrettanto profondamente.
E questo, con chi è stupido sul serio, funziona particolarmente bene.