Ruggine americana – discreto

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aprile 7, 2011 di carlovanni

Co me al solito, le copertine sbandierano fior di strampalati complimenti: miglior autore della regione di Sonora, pistolero più veloce della parrocchia di San Dionigi, come faceva i biscotti sua nonna, non li faceva nessuno, eccetera.

Però, superata la solita orticaria nei confronti di queste cazzate, la lettura è risultata interessante.

Non tanto per la trama, che tutto sommato, gira, gira, e resta sempre lì, o quasi.

E nemmeno per i dialoghi, che somigliano un po’ a quelli di Cormac McCarthy, vale a dire: funzionali se va bene, e indiretti.

E di sicuro nemmeno per il brutto vizio di narrare ogni capitolo col punto di vista di un diverso personaggio, cosa che da sempre mi irrita, tanto quanto fare un capitolo nel presente e uno di puro flashback e così via, come fa Van Lustbader, ad esempio.

Direi che i personaggi sono il forte di questo romanzo, e il loro punto di vista è espresso con grande capacità.

E poi, nel complesso, la storia è equilibrata e realistica, drammatica senza farcene un dramma, intelligente senza trasudare furbizia.

Insomma; un libro che si lascia leggere senza grossi problemi, e che lascia qualche interrogativo al lettore, il che a mio modo di vedere è sempre un bene.

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